Economia

Confindustria, scontro: l'art 18 cambia le carte in campagna elettorale

Bombassei: "Da Marcegaglia toni esagerati". Montezemolo lo appoggia e "divorzia" da Abete, che invece sta con Squinzi

Confindustria, scontro: l'art 18 cambia le carte  in campagna elettorale

Dire che la campagna elettorale per la presidenza della Confidustria sia entrata nel vivo è un eufemismo: i duellanti Giorgio Squinzi e Alberto Bombassei se le stanno dando di santa ragione. Al punto da scandalizzare chi, all’interno dell’associazione, considera letali le divisioni interne. Ma tant’è, perché in gioco c’è una bella spartizione di potere per i prossimi quattro anni. Basta vedere che ne è del dibattito sull’articolo 18: in pieno clima di riforme, con il governo impegnato seriamente sul tema lavoro, la delicata questione dei licenziamenti si è trasformata in violento strumento elettorale. Così il presidente uscente Emma Marcegaglia, che sostiene Squinzi (con il quale resterebbe nel grande giro delle poltrone confindustriali puntando a quella della presidenza del Sole 24 Ore), ha rotto ogni ipotesi di idilio con Cgil, Cisl e Uil per prendere su questo tema una posizione forte, al punto da accusare le associazioni dei lavoratori di difendere, con l’art. 18, ladri e fannulloni. Superando così da destra e tentando di spiazzare Bombassei che, anch’egli favorevole all’abolizione dell’art. 18, ha ieri definito «esagerati» i toni di Marcegaglia. In realtà gli schieramenti delle diverse posizioni confindustriali, schiacciate dagli interessi elettorali, rischiano di apparire sempre meno chiare, sopraffatte dai personalismi. Squinzi, per esempio, al momento di scendere in campo, ha dichiarato che l’art. 18 era l’ultimo dei suoi problemi. Chiarendo, comunque, più in là, che si tratta di un’anomalia tutta italiana.
Ma non c’è solo l’art. 18: basta guardare gli schieramenti fin qui emersi per notare quanto sono variabili le geometrie rispetto agli equilibri più noti. Per esempio, per Bombassei si è speso - lo ha chiarito ieri in un’intervista alla Stampa - Luca di Montezemolo: «Conosco meglio Bombassei. Condivido le sue idee innovative rivolte al cambiamento». E questo quando nelle stesse ore era arrivato il sostegno a Bombassei dell’ad di Fiat, Sergio Marchionne, (pronto a rientrare in Confindustria in caso di vittoria del patron della Brembo). Quindi due personaggi che nella Fiat degli ultimi anni si sono distinti anche per le loro rispettive insofferenze (e Luca di Montezemolo se n’è andato), si ritrovano ora clamorosamente uniti. Mentre appoggiando Bombassei l’ex presidente Fiat si schiera (almeno idealmente) anche con Stefano Parisi, il dg di Confidustria che l’ex presidente cacciò al suo arrivo in Viale dell’Astronomia otto anni fa. Corsi e ricorsi. Divorzio invece, anche questo «ideale», con Luigi Abete, altro past president, notoriamente ritenuto grande amico di Montezemolo, che però in questa partita sta invece dalla parte opposta, per Squinzi. Il presidente della Bnl, in compagnia di un altro imprenditore vicino a Montezemolo quale Diego Della Valle, è tra i grandi sostenitori di Aurelio Regina, che con Squinzi diverrebbe vicepresidente con deleghe. Tanto che in questa nuova geometria è partita puntuale, ieri da Abete, la stoccata all’ad della Fiat: «Marchionne, non essendo più associato, non poteva parlare con i saggi e così ha espresso le sue idee».

La strada verso il 22 marzo è ancora lunga.

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