Il Conservatorio fa il pieno con Uto Ughi

Gli organizzatori musicali lo amano alla follia. Sanno che con lui si va sempre sul sicuro. Perché non c’è crisi, economica o musicale, che tenga: i biglietti di un concerto del violinista Uto Ughi si vendono come il pane. Per l’appuntamento di domani, in Conservatorio (ore 21), messo a segno dalle Serate Musicali, aspettiamoci insomma l’ormai classico copione. Ovvero il codazzo degli «Ughiani» e soprattutto delle «Ughiane» che, rimasti all’asciutto dei biglietti andati esauriti da tempo, si accalcano nel cortile del Conservatorio sperando in un last minute. Bravo è bravo, nulla da dire. Certo che l’essere un personaggio mediatico non ha mai guastato alla carriera di Ughi, volto noto della tv, così come altrettanto nota è la sua voce diffusa via radio e, per interposta persona, dalla carta stampata. Ughi non s’è mai tirato indietro, anzi: davanti al canale della televisione per diffondere una musica difesa a suon di archetto, accese polemiche e nuove proposte. Ughi è un violinista con uno spiccato talento affabulatorio che ha saputo conquistare l’attenzione di un settore, quello delle emittenti via etere, tradizionalmente incurante di quanto accade nel mondo della cosiddetta classica. E invece accade che Ughi sia spesso invitato a fare da testimonial per campagne pubblicitarie, a condurre proprie trasmissioni. Così come è ospite di riguardo di altre: Fabio Fazio, ad esempio, lo invita ciclicamente al suo Chetempochefa. In un giorno nero, Ughi ci spiegò col suo solito impeto: «I dirigenti Rai mi dicono sempre sì, il punto è che poi non accade niente. In questo contesto bisogna lavorare con fede, ottimismo e perseveranza». Spazio qualche mese, e la perseveranza diede i suoi frutti, Ughi riemergeva in tv come l’araba fenice. Quanto alla radio (RadioUno), è ripreso proprio il mese scorso, domenica mattina, la collana di puntate dedicate ai geni della musica classica. Per la fine del 2009, sarà in circolazione un libro edito Einaudi in cui Ughi si racconta a Edgar Vallora. La popolarità di Ughi la si è misurata anche di recente, nel corso dell’aspra disputa intorno al caso Giovanni Allevi, il musicista con un piede nella classica e uno fuori: dunque maledetto dai più (anche da Ughi, a dire il vero). Tanti avevano espresso un’opinione prima che scoppiasse il caso, ma quando è intervenuto Uto Ughi dalle colonne della Stampa, s’è aperto un dibattito che ha coinvolto una marea di giornalisti, critici, blogger. Solo allora è nato il dibattito. Insomma, Ughi fa parlare di sé e soprattutto della musica. Quindi tanto di cappello.
Domani, il violinista sarà a Milano in compagnia dei Filarmonici di Roma, impegnato in un programma accattivante, con pagine di Kreisler, Mozart, Boccherini, Bartok. Più la chiusura funambolica affidata a Tzigane di Ravel. Ughi è l’artista che fa viaggiare l’Italia nel mondo.

Di Busto Arsizio, città tra Milano e Varese (classe 1944) più dedita all’industria che alla musica, è cresciuto in una famiglia dove si consumava musica nella stessa misura in cui la famiglia media d’oggi si rapporta alla televisione.

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