Cronache

Il consiglio comunale boccia la «secessione» di Nervi

Gli striscioni, appesi fuori dall'aula Rossa, recitano «Nervi e Sant'Ilario autonomi». Sono decisi ad andare fino in fondo, gli indipendentisti levantini. Vogliono lasciare la «Grande Genova». «Perché non ne possiamo più dell'incuria, della superficialità e del sentirci periferia - tuona Gianni Mura, portavoce dei cittadini che vogliono la “libertà” -, abbiamo tutte le carte in regola per staccarci dal Comune». Già in via preventiva, la giunta di Genova ha respinto la richiesta di creazione del comune di Nervi e Sant’Ilario. «Una decisione che noi riteniamo illiberale e antidemocratica - spiega ancora Mura -. Nello stesso documento che non ci accorda l'autonomia si legge che il processo di unificazione del 1926 era stato portato avanti con modalità tutt'altro che democratiche e partecipate. Ora noi vogliamo partecipare e far decidere ai nostri cittadini, con un referendum, da che parte stare». Il consiglio comunale vota dopo una lunga discussione: 25 voti (centro sinistra) a favore della posizione della giunta, 1 contrario (Piana, Lega) e 6 astenuti (Pdl). No anche al referendum. Ma in aula Rossa, erano presenti ieri anche i rappresentanti degli ambulanti di Sestri. In una recentissima delibera, per motivi di sicurezza, si sospende il mercato rionale fino al 28 ottobre. «È un precedente - commenta Giuseppe Occhiuto, del sindacato Aval -. Vogliono spostarci con la scusa della pioggia e del pericolo, per guadagnare posti auto. E noi dove andiamo?». Gli ambulanti hanno incontrato l’assessore Vassallo che si è riservato di decidere sulla proposta di spostamento in via Mascagni o via Catalani. Intanto gli ambulanti saranno attivi sabato, come di consueto. «Se non ci lasceranno montare le nostre strutture - precisa Occhiuto -, improvviseremo una manifestazione». Cambio di banco in aula Rossa. Giuseppe Murolo lascia gli scranni Pdl per spostarsi al gruppo misto. «Condivido il progetto di Futuro e Libertà - spiega -, mi sono sempre riconosciuto nel suo modello di destra proposto da Fini, laica e liberale.

Per me significa abbandonare un partito verticista e immobile come il Pdl, che si affida solo all'immagine del leader e sul territorio lascia tutto lo spazio alla Lega».

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