Dal consiglio comunale via libera alla Gronda

Per il consiglio comunale è finalmente il momento del voto sulla schema del protocollo di intesa sulla gronda. Con 41 voti a favore su 45, il documento è stato approvato. Il che, potenzialmente, significa che entro tre anni i lavori per la gronda inizieranno.
Sul piano politico, le truppe della Vincenzi si sono presentate al voto ancora un po' «smandrappate». I quattro voti contrari, infatti, sono stati quelli di Antonio Bruno, (Rifondazione comunista), Luca Dall'orto (Verdi) Arcadio Nacini e Bruno Del Pino (Sinistra e libertà). Ancora contrari alla gronda, già prima dell'inizio di quell'inascoltato dèbat publique, così tanto voluto dal sindaco. «La delibera è mancante in molte delle sue parti - osserva Bruno -, per esempio tutta la parte legata allo sviluppo del trasporto sul ferro e del nodo ferroviario, sulla metropolitana, il nodo di San Benigno. Tutti interventi necessari per la città, che permetterebbero di rivalutare una opzione: quella di non costruire la gronda». «Siamo convintamente a favore - spiega invece Raffaella della Bianca, capogruppo del Pdl in consiglio comunale -, stiamo parlando di una infrastruttura di rilevanza europea, sulla quale già stiamo arrivando con debito ritardo. Chi è contro, ha equivocato. La gronda, per Genova, è una grande opportunità».
In effetti, la delibera è arrivata in consiglio comunale con qualche mese di ritardo. Inizialmente, il sindaco aveva promesso che il voto ci sarebbe stato proprio all'indomani della conclusione del dibattito pubblico. Anche per evitare che, in fase di campagna elettorale per le elezioni europee, qualcuno potesse strumentalizzare l'argomento. Però, complice una Italia dei Valori «capricciosa», il parere è slittato. L'Idv, infatti, conscia del nuovo potere acquistato in consiglio (4 consiglieri e 2 assessori), aveva posto il veto sulla questione, imponendo di rimandare il tutto. Si è arrivati così a ieri pomeriggio, di fronte a una platea gremita di rappresentati delle famiglie che dovranno abbandonare le loro case. O che si troveranno a dover vivere a 30 metri dalla nuova autostrada. E mentre Piana (Lega Nord) e Bruno (Prc) chiedono al sindaco - che non risponde di fatto - che fine farà il campo nomadi di Bolzaneto, sul quale insisterà proprio uno dei pilastri portanti del ponte sul Polcevera, torna in campo la richiesta di declassamento della A10, almeno per la parte compresa tra Voltri e Genova aeroporto. Lo chiede Italia dei Valori, che prova a farsi sentire: «Chiediamo al sindaco di rivedere il protocollo di intesa - dice Marilyn Fusco, illustrando l'ordine del giorno presentato dal gruppo consigliare -, perché quel tratto possa diventare una tangenziale a uso del traffico leggero». «Ma non è il caso di modificare il protocollo - risponde sorridendo Vincenzi -, se me lo proponete come un suggerimento, lo accolgo volentieri». Tanto, di mettere mano al protocollo di intesa, non se ne parla neanche. Di fatto, il documento è «inemendabile», vale a dire non modificabile, ormai. «Dovrebbe altrimenti ripetere tutto l'iter da capo - spiega il sindaco -, e non è quello che vogliamo». Il documento così approvato partirà alla volta di Roma, dove sarà sottoscritto da tutte le parti interessate. Poi, sarà il turno di Autostrade che dovrà presentare il progetto preliminare. Da lì. Quello esecutivo. Se tutto procederà secondo i piani, la società avrà tre anni di tempo.


Nel frattempo, sarà costituito un «osservatorio» che veglierà sulla progettazione e l'attuazione delle nuove opere. Secondo quanto suggerito dal Pdl, ne saranno parte anche una rappresentanza del consiglio comunale, alcuni rappresentanti dei proprietari degli alloggi e delle aziende produttive su cui insiste il tracciato.

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