Il consulente lascia l’ospedale: «I killer dell’ex spia del Kgb sono agenti russi in pensione»

Scaramella sta bene e si dice pronto a collaborare con i pm italiani. «Ma i miei documenti segreti sono in mani sicure, a Scotland Yard»

Guido Mattioni

È stato dimesso. E sta bene. Tanto da non aver perso il gusto di lanciare nuovi messaggi. O rilanciarne di vecchi. Sì, Mario Scaramella, l’ex consulente della Commissione Mitrokhin, è uscito a mezzogiorno di ieri, sulle proprie gambe, dal London university college dove era stato ricoverato venerdì scorso per sospetta contaminazione da polonio 210, la stessa sostanza radioattiva con cui era stato ucciso l’ex agente segreto russo Aleksander Litvinenko.
«È stato dimesso perché, rispetto alle concentrazioni molto significative di polonio registrate venerdì scorso, gli ultimi esami hanno rivelato livelli molto bassi di contaminazione», ha spiegato ai giornalisti suo fratello Roberto, aggiungendo che «non ha nessun sintomo, ma deve rimanere in zona per qualche giorno». Circa un immediato rientro in Italia, «non mi risulta - ha aggiunto il fratello - e anzi escludo che alla luce di ciò che gli hanno detto i medici, così come del protocollo di test previsto dall’ospedale, stia tornando a Napoli». Il suo legale, Sergio Rastrelli, ha detto che Scaramella «rientrerà non appena possibile e si metterà a disposizione delle autorità italiane».
Che lo stato di salute del consulente sia più che rassicurante, lo hanno confermato del resto anche le immagini dell’intervista concessa alla Cnn poche ore prima delle dimissioni dall’ospedale. «Hanno confermato che non ho sintomi, nessun effetto dell’avvelenamento. Quindi sono in perfetta salute», ha affermato sorridente, in un impeccabile pigiama verde e sfoggiando un buon colorito. Scaramella ha anche detto di nutrire forti dubbi sul luogo dove è avvenuto l’avvelenamento. «Non penso che sia stato, come credono in molti, al sushi bar di Piccadilly (dove lui si era incontrato con Litvinenko, ndr), per il semplice motivo che al momento, nel locale, non c’erano altre persone oltre a noi due».
Sempre ai microfoni della Cnn, Scaramella ha accusato dell’omicidio di Litvinenko «gente collegata ad alcune organizzazioni clandestine non direttamente sotto il controllo delle autorità russe, ma che vengono dalla Russia... In generale, direi, persone che lavoravano per i servizi di sicurezza e che ora sono in pensione». Restando in Russia, dove del resto si sono ormai spostate le indagini sulla spy story londinese, va registrato che ieri a Mosca i detective inviati da Scotland Yard hanno potuto assistere, insieme a funzionari locali, agli interrogatori di Dimitry Kotvun e Andrei Lugovoi, due uomini d’affari che si trovavano nella capitale inglese il 1° novembre in cui Litvinenko fu avvelenato.
Ma è in un’intervista concessa al Mattino, il quotidiano della sua città, che il professore napoletano ha affrontato gli aspetti più «italiani» della vicenda. Precisando che i documenti in suo possesso - cartacei e filmati - sui rapporti tra uomini politici e aziende nazionali con i servizi russi, si trovano in mani sicure, quelle di Scotland Yard. Partendo dalle recenti perquisizioni nella sua casa-ufficio (è avvenuto anche ieri), Scaramella ha dichiarato che gli uomini delle guardie ecologiche, anziché «cercare documenti riguardanti l’attività anti abusivismo svolta dall’Ecpp (la sua società, ndr) come organismo di consulenza dell’Ente parco Vesuvio, si sono diretti da tutt’altra parte. A cercare documenti sulla mia attività di consulente della Commissione Mitrokhin. Dimostrando di avere ben altro interesse. Ma ciò si spiega. Il comandante delle guardie è vicino al ministro Pecorario Scanio. Ma hanno trovato ben poco. Le cose rilevanti le ho consegnate in copia, in questi giorni, a Scotland Yard». Si tratta, ha spiegato Scaramella, «di tutta quella documentazione che esulava dallo stretto mandato di consulente della Commissione Mitrokhin, ma che mi sono trovato a raccogliere svolgendo il mio incarico. In particolare, documenti e dichiarazioni su rapporti di politici italiani con i servizi segreti russi, società italiane coinvolte in operazioni di riciclaggio, giornalisti russi in Italia impegnati in attività di spionaggio per conto del Kgb».

Quanto agli originali, ha aggiunto il professore, «si trovano al sicuro. E non tutti in Italia. Quando rientrerò, e spero di farlo presto, consegnerò copie alle procure che indagano sul mio conto. Intendo fare chiarezza».

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