Roma«Il parlamentare è un animale strano, qualsiasi deputato sogna, almeno una volta della vita, di essere determinante». Se cè un giorno dove un voto vale la carriera, o la dignità, o la visibilità, quel giorno è oggi, martedì 14 dicembre. Le sorti politiche, forse solo momentanee, del Paese, sono appese alla notte appena trascorsa, alla nascita di una bimba, alla prudenza di una madre, al desiderio di qualcuno di imprimere una scossa al proprio futuro parlamentare non soddisfacente. La matematica pura ieri sera diceva che la fiducia al governo Berlusconi passerà con una misera parità - 313 a 313 - o con una forbice fino a 10 voti. Esiste addirittura lipotesi della sfiducia per un voto. Un risultato minimo molto probabile: 313 a 311 per la maggioranza. Uno stillicidio. Ecco forse perché il ministro Gianfranco Rotondi, affrettandosi verso laula, spiegava laspetto meno visibile, più istintivo, di questo voto: «Il deputato è uno strano animale...». Alle sette di sera la scelta in bilico era quello di Paolo Guzzanti, deputato del gruppo Misto dopo la fuoriuscita dal Pdl. Fuori dalla sala stampa faceva sapere ai giornalisti di «avere deciso». Cosa? «Non lo dico». Ovviamente. Sommando i deputati di ogni gruppo, considerando che Fini non voterà in quanto presidente della Camera e che le due astensioni sicure sono quelle dei sudtirolesi Brugger e Zeller, i votanti potenziali saranno 627. Maggioranza e opposizione (più finiani) hanno entrambe sulla carta 313 voti. Nei voti di maggioranza, sono da calcolare anche quelli dellex Pd Calearo e dellex Idv Scilipoti, se non altro per quanto lo stesso Calearo ha dichiarato ieri al Giornale: «La mia linea è lastensione, ma se ci saranno problemi con il quorum, daremo una mano». La parità sarebbe teoricamente spezzata da Guzzanti, ma questo non dovrebbe accadere, perché una deputata di Fli in gravidanza probabilmente non si presenterà: le minoranze scendono a 312-313, maggioranza a 313-314.
E non dovrebbe accadere nemmeno perché cè un altro calcolo, ed è quello più politico, delle decisioni fulminanti, del malessere che sta sfociando in qualcuno in queste ore. Entra quindi in gioco il ruolo delle cosiddette colombe finiane. La meno convinta a votare la sfiducia è Maria Grazia Siliquini. Con il suo addio alla mozione del Fli, e con lassenza certa per gravidanza di una deputata, lopposizione si fermerebbe a quota 311-312. La maggioranza - anche in caso di astensione di Siliquini e non di un sì - sarebbe comunque a 313. Avanti. La fronda nel Fli potrebbe rivelarsi in realtà ben più ampia, e a guidarla sarebbe Silvano Moffa. A ieri, Moffa non aveva deciso. Andandosene, potrebbe trascinare con sé almeno altre tre «colombe». Ecco allora che lopposizione scenderebbe a 308, maggioranza a 318. Più probabile che le colombe si astengano o non si presentino: anche in questo caso, minoranze comunque ferme a 308.
Ma non cè solo la matematica, quella pura e quella politica. Ieri a Montecitorio i più cinici parlavano della votazione delle tre A: acquisti, astensioni, assenze, per indicare i tre fattori decisivi, con «acquisti» intesi in senso lato, come corteggiamenti telefonici. Esiste però anche un aspetto un po più umano della faccenda. Bilanci di vita. Lo stato di salute di tre future mamme. La gravidanza di Federica Mogherini (Pd) scade oggi. La piccola Marta potrebbe decidere di nascere. In infermeria ci spiegano: «Siamo pronti a qualsiasi emergenza». Giulia Cosenza (Fli) potrebbe presentarsi. Per Giulia Buongiorno, sempre Fli, pare sia necessario invece il riposo davvero assoluto. Nel Pd potrebbero scattare addirittura due defezioni.
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