Un anno. Ma è già domani. La voglia di conoscere. La voglia di farsi conoscere. Comincia oggi il conto alla rovescia dell'Expo 2015. Ma i sogni, le fantasie, le aspettative che, da sempre, o, meglio dal 1851, anno della prima Esposizione Universale, ospitata a Londra, accompagnano popoli e nazioni nel loro viaggio verso l'evoluzione della tecnica, le innovazioni della scienza, i successi della ricerca, non hanno mai perso la loro carica, il loro anelito. La magia sta per innovarsi, dunque. L'incantesimo della meraviglia sarà ancora la cornice che giungerà, puntualmente, a sottolineare il tratto irrequieto della matita di un architetto, gli algoritmi, mescolati con arditezza da un ingegnere. Proprio come accadde quando gli occhi dei visitatori si spalancarono davanti alla Torre Eiffel e al Globo Celeste realizzati per l'Esposizione Universale del 1889 di Parigi o, in tempi più recenti, per l'Exploratorium di San Francisco e a Bruxelles. O, ancora, per l'Atomium che resta ancora sul luogo dell'Expo del 1958. E per la Sunsphere dell'Esposizione universale di Knoxville nel 1982, e il Poble Espanyol. E le varie strutture della Plaça d'Espanya, edificati per l'edizione del 1929 di Barcellona. E la Biosfera di Montreal costruita per l'Expo del 1967. Vedete dove sta la magia?
Abbiamo solo fatto qualche passo assieme attraverso le rassegne degli anni passati e siamo a ricordarci di quelle opere con lo stesso stupore che ha acceso la fantasia e l'immaginazione di chi ci ha preceduto e ha avuto l'opportunità di vivere l' Eposizione Universale da protagonista. L'uomo, dunque. Al tempo stesso protagonista e attore. Spettatore e parte integrante del disegno progettuale. Come un piccolo Universo dentro, un più grande, Globo della creatività e dell'ingegno. Difficile dire oggi se quel visionario del principe Alberto, marito della Regina Vittoria, avesse in mente che cosa sarebbe diventata e come sarebbe stata plasmata dagli uomini, quella sua ambiziosa idea di valorizzare tecniche e manualità quando decise di scommettere su quella opportunità un po'strampalata, certamente ardita, di inventarsi con il Crystal Palace in Hyde Park la prima Great Exhibition, anzi, formalmente, Great Exhibition of the Works of Industry of all Nations, che diventò poi e, piuttosto in fretta, il punto di riferimento per tutte le rassegne successive, influenzando arti, educazione, commercio e a, maggior ragione, le relazioni internazionali.
Più facile immaginare che il principe avesse preso tutte le precauzioni per non trasformare quella prima rassegna internazionale in un colossale flop, visto che scelse proprio il Crystal Palace perché avrebbe potuto venire riciclato e consentire di recuperare le perdite dello straordinario e quasi irresponsabile investimento. Solo che quella soluzione fu un tale successo che il padiglione venne spostato e divenne permanente.
Già, perché, se storicamente ogni esposizione è stata sempre caratterizzata da particolari strutture, divenute simbolo dell'esposizione, nonché talvolta della città organizzatrice o del Paese organizzatore stesso, è anche vero che molte di quelle opere sono state poi purtroppo smantellate a fine evento tranne centri congressi, anfiteatri, teatri, padiglioni dei Paesi organizzatori.
Ma anche i punti interrogativi su ciò che resta e resterà fanno parte del grande gioco dell'Esposizione Universale. In fondo l'essenza di questo grande gioco ce la sintetizza un aforisma orientale: "La conoscenza riluce all'interno e all'esterno, in forme svariate; e non c'è essere di oggetto che esista fuori della conoscenza. Il mondo intero è dunque fatto di conoscenza.
Nessuna entità è percepita senza la conoscenza: se ne deduce che la conoscenza costituisce la natura essenziale dell'oggetto. L'unicità di natura del conoscere e del conoscibile è provata dal fatto che di essi si ha esperienza sempre insieme allo stesso tempo...". Prendiamone tutti buona nota.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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