Contro il diabete basta una pillola

da Milano

Ogni giorno, in Italia, quattro bambini diventano diabetici di tipo 1, la forma cosiddetta giovanile del diabete che però non ti abbandona per la vita e diventa la malattia considerata più costosa al mondo. In Sardegna, inspiegabilmente, l’incidenza di questo male tra i giovanissimi cresce fino a quattro-cinque volte tanto. Ogni anno, nel nostro Paese, si contano 1.200 nuovi casi e già 20mila ragazzi hanno bisogno di insulina per sopravvivere. Il fenomeno è in crescita esponenziale e la ricerca medica corre ai ripari. All’ospedale San Raffaele sono stati esaminati circa un migliaio di ragazzini predisposti al diabete e tra di loro circa un centinaio verrà selezionato per una nuova sperimentazione che partirà tra circa due mesi. Verrà data loro una pastiglia di insulina al giorno per cinque anni. E se i risultati saranno positivi così com’è avvenuto negli animali affetti dalla stessa malattia, si sarà raggiunto un obiettivo incredibile: questa terapia diventerà una sorta di vaccino che stronca la predisposizione al diabete sul nascere. La nuova sfida dunque, è tutta italiana ed è coordinata dal gruppo di Emanuele Bosi. «La nostra ambizione è quella di reclutare cento bambini a rischio – racconta il ricercatore –. A loro somministreremo insulina umana cristallizzata, cioè in polvere, sotto forma di capsule. I bimbi la assumeranno una volta al giorno per almeno cinque anni. I risultati verranno valutati strada facendo, ma precedenti esperimenti del genere condotti negli anni ’90 hanno fornito esiti incoraggianti. L’insulina, infatti, può rieducare e desensibilizzare il sistema immunitario del malato, che aggredisce le cellule del pancreas, ed evitare quindi la progressione della malattia». Il protocollo, conclude Bosi «è già stato approvato dal comitato etico del San Raffaele e a livello pratico potremmo partire con la somministrazione già domani mattina. Manca però un permesso da parte delle autorità europee necessario, trattandosi di un progetto internazionale, per poter importare l’insulina dagli Usa. Ma inizieremo a breve». Tutto è pronto, dunque, per combattere questa insidiosa malattia che colpisce anche bambini di tre-quattro anni. Ma la prevenzione è importantissima per fronteggiare e curare fin dalla nascita il diabete. Molti non sanno, per esempio, che nei maggiori ospedali si può fare uno screening dal costo trascurabile (50-70 euro) con cui si può verificare se un bambino è predisposto al diabete. Gli esperti, dunque, consigliano a chiunque abbia familiarità con la malattia (genitori diabetici o parenti stretti) a sottoporsi a questo semplice prelievo del sangue.
Ma la lotta al diabete non si ferma a quello giovanile e la sperimentazione del vaccino in pillole contro il diabete di tipo 1 è soltanto uno dei filoni di ricerca che il San Raffaele porterà avanti. C’è un’altra ricerca condotta da Maria Grazia Roncarolo e Antonio Secchi che coinvolge infatti i diabetici adulti. La base di partenza è il sistema immunitario delle cellule pancreatiche aggredito dal diabete. I ricercatori hanno scoperto che delle cellule denominate T-regolatore hanno la funzione di ridurre l’aggressione immunitaria fino a cancellarla. Con la sperimentazione, che avverrà inizialmente sui trapiantati pancreatici, si trasferiranno queste cellule per ridurre o azzerare l’aggressione. Se la cosa funzionasse, l’infusione potrebbe diventare una sorta di vaccino, questa volta per i diabetici in fase iniziale.


Le due ricerche, dunque, cammineranno di pari passo e saranno gestite presso il Dri, Diabetes Research Institute, un centro di eccellenza internazionale per lo studio e la cura del diabete e delle sue complicanze costato circa 8 milioni di euro di cui 1,4 euro donati dalla Fondazione Marazzina Onlus.

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