Gianni Mozzo
Dolore, problema aperto. Da secoli si cercano rimedi. Qualche volta si trovano ma non sono «perfetti»; lasciano cioè spiacevoli conseguenze. Ricercatori di tutto il mondo cercano quindi si sviluppare farmaci che siano privi di effetti collaterali: meno pericolosi, cioè, dei «fans», la cui tossicità è stata dimostrata.
Nei giorni scorsi, a Roma, quattro studiosi di varie discipline (il gastroenterologo Lucio Capurso, il cardiologo Filippo Crea, il reumatologo Giovanni Minisola e il farmacologo Carlo Patrono) hanno parlato senza pregiudizi dei «coxib», inibitori selettivi dellenzima cox2 entrati in commercio cinque anni fa con clamore ed oggi accusati di indurre, in alcuni pazienti, danni cardiovascolari.
Il professor Patrono ha ricordato che i «fans», rispetto ai coxib, sono molto più pericolosi. I nuovi coxib riducono del 60 per cento il rischio di patologie gastroduodenali. Sul versante cardiaco, invece, servono nuovi studi per accertare quali sono i malati effettivamente a rischio. Giudizio condiviso dal professor Crea, cardiologo, il quale ha ricordato che in soggetti «sani», non affetti cioè da patologie il rischio è molto basso. Il professor Minisola ha insistito su «un elevato grado di vigilanza durante la cura» per prevenire ogni compromissione coronarica. Infine il professor Capurso ha ricordato i buoni risultati di una metanalisi di 31 trials clinici su pazienti trattati con celecoxib: metanalisi i cui risultati appaiono «statisticamente significativi».
Sono quasi cinque milioni, in Italia, i pazienti che soffrono di artrosi, una malattia articolare portatrice di seri danni ossei e di forti dolori. Il ginocchio, lanca e la mano sono i distretti anatomici più colpiti. Dopo i settantanni, diventano artrosici il 45 per cento dei maschi e il 50 per cento delle donne. La soglia del dolore varia da soggetto a soggetto.
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