Corona, memorie dal carcere: "Tornerò re dei paparazzi"

L'ultima mossa del fotografo: un'autobiografia degli 80 giorni passati in cella tra Potenza e Milano. "Chi non finisce in galera non conta niente. E ora sono più ricco di prima"

Corona, memorie dal carcere: 
"Tornerò re dei paparazzi"

Milano - «Sono Fabrizio Corona, il re di Vallettopoli, ricattopoli, Vallette e Manette. L’imputato dell’inchiesta Scatti&Ricatti o Paparazzopoli. Fabrizio Corona, il marito della modella croata Nina Moric è finito dietro le sbarre». E alla fine fu il libro, perché il libro mancava (in attesa del primo cd, un rap che uscirà il 23 luglio). Quasi tre mesi di reclusione e un titolo sfacciato che scomoda precedenti illustri. La mia prigione. Praticamente Silvio Pellico, e pace ai defunti. Fabrizio Corona il novello carbonaro con le idee fin troppo chiare, quello che «sono ostaggio dello Stato», che «la legge italiana mi fa schifo» perché «io sto pagando per tutti», che dal carcere «esco meglio di prima», e che «magari mi arrestassero per 15 giorni, il nostro marchio sarebbe tra i più venduti in italia». Ecco, di giorni in carcere ne passano ottanta, e la profezia si avvera. Autoritratto senza incertezze, perché «io sono io - scrive citando Alberto Sordi nel Marchese del Grillo -, e voi non siete un cazzo».

Centocinquantacinque pagine da oggi servite alle morbose curiosità, quarantanove capitoli vergati con mano immediata come la lingua del paparazzo. Dal giorno dell’arresto a quello dalla libertà ritrovata. C’è tutto, tranne ripensamenti o dubbi. C’è Nina Moric e c’è Lele Mora, ci sono «i pm italoamericani» Henry John «talebano» Woodcock e Frank Di Maio («nome da attore mafioso e faccia da puntiglioso, stretta di mano robusta. Mi sembra una brava persona»), la famiglia («Dio, quanto mi mancano! »), la varia umanità di ergastolani- spacciatori-transessuali e compagnia cantante che affollano i due penitenziari in cui il fotografo è rinchiuso, e le lettere che gli scrivono i fan «perché tu sei una mente brillante, ti apprezzo, hai tirato su un impero». C’è il sesso, o - meglio - quello manca, se è vero che «nei primi venticinque giorni in carcere non ho mai avuto un’erezione. La galera ti inibisce, ti fa perdere ogni desiderio». E c’è pure qualche sterzata verso il mistico, quando lo sfiora il dubbio che «il desiderio di accumulare ricchezza e potere acceca l’uomo, vale molto di più la dimensione dello spirito», e scomoda pure i Vangeli.

Ma sopra tutti c’è lui, lo «Scarface siculomilanese». Primo tra i primi - perché questo è il suo assillo - e preda della fama, tanto che «Ricucci, Vittorio Emanuele, Callisto (scritto proprio con due «l», ndr) Tanzi, Danilo Coppola. In Italia chi non finisce in carcere non conta un cazzo». E «oggi tocca a me».

Tutto è spettacolo, ogni cosa è business e immagine. Quando arriva nel carcere di Potenza, gli agenti della polizia penitenziaria gli perquisiscono la borsa (Louis Vuitton, mica robetta), e gliela restituiscono «dopo aver sequestrato felpa col cappuccio, gel, lacca e soprattutto il mio oro». Acconciatura e ornamenti, tipiche preoccupazioni da detenuti. E se il morale tende al basso, «la prima parte della giornata la voglio dedicare alla beauty. Infatti mi depilo con il gel braccia e schiena. Ho deciso di tornare al top».

Il top. Il grande. Il migliore. «Ho paura di perdere lo scettro, di non essere più il re dei paparazzi. Io voglio essere il numero uno». Mania ricorrente, perenne specchio del consenso. Incluso quello dei peggio tagliagole. «Un giorno S. (un compagno di cella, ndr)mi ha reso felice. Con la sua aria da duro mi ha detto: “Fabrizio tu hai il cuore freddo come me, anzi sei senza cuore. Potresti davvero fare il delinquente”». Ancora, «mi rispetta anche il famoso assassino dei trans. Ne ha uccisi dodici in un anno. Dalle sbarre mi urla sempre: “Corona, sei grande!” ».

Non ci sono gli scoop. Come brucia, a Corona. Il modo del gossip va avanti, Oggi pubblica «il più bello scoop degli ultimi 30 anni», e «avrei voluto che quelle foto fossero mie. E invece niente. Così il servizio sul «triangolo» Simona Ventura, Giorgio Gori e Cristina Parodi. «Avevo l’esclusiva, Woodcock ha distrutto questo mio sogno».

Ma tra un libro e l’altro (due ne ha letti Corona in vita sua, ammette il fotografo, e tutti e due in carcere), c’è sempre il modo per ancorarsi al «suo» mondo. «Vorrei vedere l’ultima puntata del Grande fratello, ma mi addormento appena parte la sigla. Domani chiederò a qualcuno se ha vinto Milo o Alessandro».

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