«Correndo sulle scale in tre minuti arrivo sul Pirellone...»

«Il problema sono le gomitate e gli spintoni per partire nelle prime posizioni...». Senti parlare Marco De Gasperi, sei volte campione del mondo di corsa in salita, e t’immagini la partenza di un Gp di formula uno quando le monoposto si ammassano alla prima frenata per non mollare il comando della gara. Nelle corse di vertical sprint, quelle che portano i corridori sulla cima dei più importanti grattacieli del mondo, i primi metri sono fondamentali. «L’ho capito poche settimane fa a New York sull’Empire State building - racconta il campione della Forestale - sono rimasto “intruppato” dietro e ho dovuto faticare non poco per riportarmi nelle prime posizioni. Anche perché superare è davvero complicato: si sale su scale ripide e strette...».
La partenza quindi è il momento più difficile?
«Sicuramente sì. Il resto della gara è chiaramente faticoso perché corriamo sempre molto vicini alle nostre soglie massime e negli ultimi piani l’acido lattico ti impasta i muscoli. Ma se uno riesce a partire nelle prime posizioni quasi sempre riesce a mantenerle fino alla cima».
Il primo marzo ci sarà la scalata del Pirellone...
«Sono al via. È una tappa importante di questo tour mondiale che ci porta sui grandi grattacieli del mondo. Non è la mia specialità perché io solitamente corro in salita ma il circuito sta prendendo piede e si svolge in un periodo diverso quindi partecipo volentieri. La mia prima volta è stata nel 2002 in Malesia».
Come ci si prepara per «scalare» un grattacielo?
«Sinceramente non faccio una preparazione specifica. Io mi alleno per correre in salita, lo sforzo più o meno è lo stesso: cambia il gesto tecnico. Ci sono le scale, bisogna fare attenzione ai gradini che cambiano da struttura a struttura. Per potenziare i muscoli almeno una volta la settimana “scalo” le gradinate delle centrali idroelettriche in Valchiavenna. Per il resto alterno percorsi medi, lunghi e ripetute come fanno i maratoneti».
Per un atleta della domenica ci sono pericoli?
«Assolutamente no. Se uno è un minimo allenato, fa un buon riscaldamento muscolare e un po’ di stretching non ha nessun problema a scalare un grattacielo. Ovvio che deve avere ben presente quali sono i suoi limiti: mai esagerare, insomma.

Rispetto alla corsa c’è anzi un vantaggio: il giorno dopo la gara non si ha mai la sensazione di gambe distrutte che si presenta dopo una maratona perché non ci sono i traumi muscolari provocati dall’impatto col terreno».
Trentun piani e 710 gradini per una scalata di oltre 100 metri: quanto pensa di metterci?
«Se non ci sono intoppi, poco più di tre minuti...».
antonio.ruzzo@ilgiornale.it

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