Le corse di «Lu Sandru» quel cavallo di razza della scuderia D’Alema

In carcere «stupito e sconcertato». Sandro Frisullo credeva di avere già saldato il conto. Per lui bastavano le dimissioni da vicepresidente della giunta regionale pugliese, nel giugno scorso, non appena i giornali riportano le relazioni pericolose del «re delle protesi» Giampaolo Tarantini. Frisullo è costretto a mollare le redini di settori pesanti, concesse per un quadriennio da Nichi Vendola al luogotenente della sinistra in terra salentina. Incarichi azzerati alla resa dei conti del 30 giugno, la sera del rimpastone alla squadra di governo, con beneficio d’immagine per il governatore rosso. Tolte le deleghe all’industria, commercio, energia, innovazione tecnologica, commercio e artigianato. Dopo l’addio, Frisullo si consola: raccoglie la «solidarietà» di amici e sostenitori invitandoli in un grande albergo nel leccese.
«Lu Sandru», come lo chiamano laggiù, nonostante quest’inchiesta sul groppone, ha cercato di ricostruirsi un presente e un futuro: «Gli odiosi mercimoni di cui mi accusano non esistono. Ho commesso ingenuità ed errori, chiedo scusa ma non accetto lezioni di moralità. Ora mi dedicherò alla formazione delle classi dirigenti». Voleva addirittura dare l’esempio. Ma per qualcuno tra i democratici - come i fedelissimi del coordinatore Michele Emiliano - la scelta del distacco non era abbastanza: si richiedeva l’espulsione dal partito. Frisullo reagì: «Ora basta col linciaggio, da qui a vestire i panni del “mostro” ce ne vuole...».
Tuttavia il salvagente più efficace risulta la patente di uomo di fiducia di Massimo D’Alema. E un patrimonio di 17mila preferenze personali. Frisullo, 55 anni tra un mese, ha cominciato da ragazzo nella sezione Pci di Castrignano dei Greci, in fondo al tacco d’Italia. Laureato in filosofia, diventa sindaco del paese non ancora trentenne e rimane in carica per 9 anni. Negli anni Ottanta stringe il sodalizio con D’Alema, legame che lo conduce tra i banchi della Regione nel 1995 col Pds. Dal ’97 al 2002 è anche consigliere comunale a Lecce. Alle Politiche del 2001 porta per mano Baffino, in tratturi e piazzette di provincia, permettendogli di non farsi scippare il seggio in Parlamento da Alfredo Mantovano. Ancora in Regione, durante le giunte di centrodestra di Di Staso e Fitto, arriva a fare il capogruppo Ds e finalmente approda alla direzione nazionale. Nel 2005 Vendola fa il botto, lo lancia come numero due e ritaglia il ruolo di super-assessore allo Sviluppo economico. Prestigio, visibilità, missioni all’estero per conto dell’amministrazione. Reddito dichiarato, 124.097 euro nel 2007. Una carriera in forte ascesa per «lu Sandru». Almeno fino alla scossa giudiziaria della Sanitopoli in salsa pugliese.
A inguaiare Frisullo sono le confessioni a mezzo stampa - e perfino in prima serata ad Annozero - di una escort della «scuderia Tarantini». Una brunetta col caschetto, Maria Teresa De Nicolò in arte Terry, rivela: «Nel 2008 Giampi mi parlò di un amico importante, un politico che avrebbe potuto aiutarmi anche per il lavoro. Incontrai Frisullo la prima volta nell’appartamento di via Capruzzi a Bari (proprio nei pressi della sede della Regione, ndr). Siamo stati insieme. Ci siamo rivisti almeno in altre due occasioni, lui sembrava si fosse quasi invaghito: mi scriveva sms, mi rivolgeva pensieri dolci, avrebbe voluto avere un rapporto più intenso. Io decisi di allontanarmi, avevo saputo che vedeva altre ragazze...». Ad ogni incontro Tarantini ricompensava l’accompagnatrice con 500 euro, mentre per il vice-Vendola non ci sarebbero stati soltanto «regalini» in carne e ossa. Frisullo ha sempre definito la faccenda del sesso un «inciampo».

La moglie Rita Quarta, anche lei esponente del Pd e consigliere comunale Lecce, ha trovato il coraggio di perdonarlo: «Sono scappatelle che mi hanno ferito e addolorata. Ma stiamo tentando di ricostruire. Conta però la storia politica di mio marito, che è limpida». Ecco, sull’ultima questione i magistrati non la pensano allo stesso modo.

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