RomaSul nucleare, la Cassazione spiazza tutti. Il sì al referendum non se laspettava lopposizione né la maggioranza. Eppure, il collegio dei Supremi giudici presieduto da Antonino Elefante ha stabilito a maggioranza che il 12 e 13 giugno gli italiani andranno a votare sul quesito riformulato dal titolo: «Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare».
Il decreto Omnibus, che blocca il piano di localizzazione e costruzione delle centrali, non è bastato a disinnescare la mina referendaria sullatomo. Vanno aboliti, per la Cassazione, anche il primo e lultimo comma dellarticolo 5 del provvedimento (convertito in legge a maggio), che lasciano la porta aperta ad una futura strategia nucleare. È la tesi difensiva dellIdv, sostenuta dal costituzionalista Alessandro Pace.
Neppure il suo collega Stefano Ceccanti, giurista e senatore Pd, contava su una decisione così: «Evidententemente - dice -, per la Cassazione non basta la moratoria temporanea per far saltare il referendum, perché quel che si chiede è una cancellazione definitiva del programma nucleare».
Dal centrodestra le proteste non mancano. «Governo e Parlamento - dichiara il ministro per lo Sviluppo Paolo Romani - hanno abrogato tutte le norme per linstallazione di centrali nucleari. La decisione della Cassazione desta dunque assoluto stupore».
Anche il costituzionalista palermitano Giovanni Pitruzzella dice che «cerano buone ragioni per arrivare ad una soluzione diversa, ma bisogna vedere la motivazione. Questo è un tipico caso di zona grigia del diritto, dove ogni interpretazione è possibile».
Giuseppe Calderisi del Pdl lo trova «stupefacente»: il titolo del nuovo quesito sembra «un falso ideologico», visto che non esistono più le norme sulle centrali nucleari che si andrebbero ad abrogare.
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