Cortei, lezioni all’aperto, corsi di occupazione: ecco la controriforma

Gli universitari protestano bloccando strade e facendo seminari sul "«precariato migrante"

Cortei, lezioni all’aperto, corsi di occupazione: ecco la controriforma

Quello che lascia un po’ perplessi è invece leggere il programma degli interventi delle giornate di autoformazione degli universitari. Autoformarsi per loro vuol dire imparare cosa vuol dire fare sindacalismo di base oppure ascoltare lezioni sul «precariato migrante», sui rom, o dai titoli eloquenti: «Esperienze di autorganizzazione dei rifugiati politici a Torino nell’occupazione di via Bologna» o «L’odissea dei rifugiati a Milano, da via Lecco a piazzale Lodi». Agli studenti, insomma, interessa imparare ad autorganizzarsi, a capire come si fa «azione collettiva».
E nella pratica sono già bravissimi, meglio dei sindacalisti che guidano le manifestazioni nazionali. Anche ieri, dopo la loro lezione «en plein air» ne hanno dato prova con due mini cortei non autorizzati: uno degli studenti della facoltà di Mediazione culturale che hanno bloccato per qualche minuto la circonvallazione esterna urlando: «Gelmini, Tremonti, con noi farete i conti». L’altro partito da piazza Duomo e giunto fino in via Conservatorio, con tanto di blocco della cerchia dei Navigli, in via Visconti di Modrone, nel bel mezzo del pomeriggio. All’arrivo, i manifestanti hanno anche interrotto le lezioni in università, nell’aula 11, per circa un quarto d’ora. Per la serie: chi-se-ne-frega di chi studia e di chi lavora. Non è finita qui. La protesta contro la riforma Gelmini continua oggi. Si comincia con il blocco delle firme durante le prime due ore di lezione. E si prosegue con iniziative di «libera università» (leggi occupazione). La protesta in serata si trasformerà in una festa, con dibattiti e musica, in cui gli studenti vivranno a modo loro l’ateneo.
I toni si fanno sempre più accesi. «Certo - commenta Leon, coordinatore dei collettivi degli universitari - Stanno giocando al bastone e alla carota. La Gelmini dice che è aperta al dialogo. Invece Berlusconi dice che ci manda l’esercito. Non ci fa paura, noi continueremo le nostre mobilitazioni e le occupazioni sporadiche a prescindere da quello che dirà lui».La protesta è trasversale a tutte le facoltà: più acuta a Scienze politiche, più silenziosa nelle facoltà scientifiche di via Celoria, dove però ogni mattina si salta la prima mezz’ora delle lezioni per discutere del decreto Gelmini. «Il disagio è reale - spiega Graglia - per gli studenti e per i docenti. Può essere strumentalizzato, ma quello che sta accadendo alla scuola e all’università è percepito come una vera ingiustizia. Parlo della diminuzione dell’offerta formativa, del blocco del turn-over tra i docenti». La mobilitazione è spalmata in tutti i capoluoghi. E dagli studenti di Bologna, Firenze, Roma e Napoli arrivano mail di solidarietà a quelli che ormai sono considerati «i martiri» di Milano «assaliti dalle forze dell’ordine» e «vittime dei manganelli» durante il corteo di martedì. Sui tafferugli la Digos ha redatto un’informativa: gli accertamenti sarebbero pronti per essere inviati in Procura.

I reati ipotizzati, dopo la visione di foto e filmati, sono di manifestazione non autorizzata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, lancio pericoloso di oggetti e interruzione di pubblico servizio.
Maria Sorbi

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