La sua prima regia shakespeariana fu Pene damor perdute e risale al 46. A quellepoca Peter Brook era poco più che ventenne e si affacciava da giovane regista sulla scena britannica (molto presto anche su quella internazionale) attraverso il privilegio di una «finestra» prestigiosa quale la Royal Shakespeare Company. Non è un caso che proprio al Bardo questo grande maestro franco-inglese (dal 74 sede di attività e ricerca della compagnia è il teatro Bouffes du Nord di Parigi) abbia dedicato buona fetta della sua passione e della sua arte: una decina gli allestimenti di maggiore successo (tra cui lo storico Sogno di una notte di mezza estate del 70 e il più recente Amleto), realizzati secondo quei principi di semplicità, sapienza minuta e trasparente, essenzialità espressiva che egli persegue e insegna da sempre. Adesso, lottantaquattrenne Brook torna al geniale drammaturgo inglese e ne schiude i sentimenti più intimi attraverso una messa in scena dei Sonetti che, intitolata Love is my sin («La mia colpa è amare»), approda giovedì al Palladium nellambito del Romaeuropa Festival (repliche fino all8). Sul palcoscenico due grandi interpreti shakespeariani quali Bruce Myers (subentrato a Michael Pennington) e Natasha Parry, moglie del regista dal 68 e attrice di rara intensità (la ricordiamo, nelle sue precedenti apparizioni romane, splendida Winnie in Giorni felici di Beckett e straordinaria Olga Knipper, accanto a Michel Piccoli, in Ta main dans la mienne, entrambi su regia del marito). Questo nuovo lavoro scandaglia dunque il labirinto emotivo dei 154 sonetti che Shakespeare pubblicò nel 1609 e, prendendo a materia del titolo il primo verso del sonetto 142, costruisce un percorso dentro la lingua e la poesia, oltre che dentro temi emblematici come il tempo e la morte, teso a evidenziare la sostanza fortemente teatrale dellopera.
Spiega il regista: «Bisognava far emergere una tensione drammatica: come guida ho seguito le domande che suppongono il rapporto tra due persone. Allinizio si avverte una tranquillità condivisa, poi poco a poco le pene damore si manifestano: separazione, infedeltà, tradimento, fino al disgusto della carne. Lamore però si rivela più forte della vecchiaia e della morte; resta il vincitore del tempo».
Lallestimento risulta quanto mai disadorno e si regge sulla prova recitativa dei due attori, sulle modulazioni e le sfumature espressive delle loro voci (lo spettacolo è, infatti, in lingua originale con sovratitoli).
Da non perdere. Info: www.romaeuropa.net.
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