Roma

Così Europa perde «fascino» per ascoltare i miti moderni

«C’è tanto passato, una buona dose di presente, ma, soprattutto, pochissimo futuro». È una visione dell’Europa, che egli stesso definisce «fortemente pessimista», promettendo però la sorpresa di un secondo finale lieto a chi non sa o non vuole rinunciare alla speranza, quella che, tra attualità e prospettive, propone Raffaele Curi, autore e regista dello spettacolo intitolato Organze cod. 116-7, appuntamento annuale della rassegna «Esperimenti» della Fondazione Alda Fendi, che sarà in scena all’Antico Mercato del Pesce degli Ebrei, in via di San Teodoro, fino al 25 aprile.
Giunti alla sesta edizione, la quarta in questo spazio carico di storia cittadina alle spalle del Foro Romano, gli «Esperimenti» confermano l’ormai collaudata formula di affiancare a un cast di giovanissimi, tutti di età compresa tra i diciotto e i 25 anni, artisti di fama e tradizione, quest’anno Sainkho Namtchylak e Officina Zoè.
Tra le sorprese, il debutto di Giorgio Ronchini, ex inquilino della casa del «Grande Fratello», considerato da Curi una sorta di «nuovo John Cassavetes». D’altronde non poteva non esserci un tocco di televisione in questa suggestiva e visionaria panoramica dal mito alla cronaca, fino alla proiezione di scenari futuribili.
L’Europa antica, bellissima fanciulla rapita da Zeus secondo i classici, poi resa più adulta e sensuale dall’iconografia, in particolare, barocca, cede qui il passo alla sua immagine moderna e quotidiana, che, povera - perfino di fantasia - drogata, e anoressica, si consuma in se stessa, dimentica delle proprie «grazie» e troppo stanca per cercarne altrove.
Il riscatto è nel sogno, sembra affermare la performance, purché sappia approdare alla concretezza dell’arte. Su quattro differenti palchi che stringono il pubblico in un ideale abbraccio che è anche claustrofobica prigione, la realtà si mette a nudo attraverso ritratti e «riflessi» di letteratura, poesia, arte e musica in una ricercata mescolanza di suggestioni diverse, tese a raccontare la complessità dell'orizzonte culturale.
Da Tacito - «Corriamo ai rimedi solo a disastri avvenuti e non resta che raccogliere i guasti» - a Heidegger, da Yoko Ono a Maurice Ravel, da Iggy Pop a Francesco De Gregori, un mix di classico e futuribile, taranta e rock duro, che non trascura una scenografia di proiezioni, che vanno da opere di Giotto, van Eyck, e Duchamp all’enciclopedia di Diderot e D’Alembert.


Ingresso gratuito su prenotazione (066792597; 066793139).

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