
6 settembre 1976. La sagoma di un velivolo sconosciuto corre sulle acque del Mar del Giappone. Vola a un'altitudine di appena 30 metri, per non essere tracciato dai radar. A bordo c'è un disertore della grande Unione Sovietica, il tenente pilota Viktor Ivanovich Belenko, deluso dal fallimento del sogno comunista e deciso a scambiare un futuro oltre cortina con dei segreti militari che riveleranno uno dei più grandi abbagli dell'intelligence statunitense: le reali capacità del caccia intercettore MiG-25 "Foxbat". Un timore che si rivelerà infondato.
La destinazione selezionata da Belenko, perfetto esempio di gioventù sovietica, il meglio del meglio dei compagni aviatori delle forze aeree comuniste, doveva essere la base di Chitose, in Giappone. Ma nonostante il suo caccia intercettore capace di superare di tre volte la velocità del suono non trasportasse con se alcuna arma, il carburante e la velocità sostenuta per sfuggire agli intercettori amici come a quelli nemici, lo costrinse, dopo una repentina impennata fino ai 6.000 metri, per comparire chiaramente sui radar delle forze di autodifesa giapponesi, ripiegare sull’aerodromo di Hakodate. Uscendo fuori pista di una trentina di metri e rinunciando all'integrità del suo carrello anteriore.
Quando aprì il tettuccio del suo caccia, non annunciò buone notizie. Per prima cosa, pare che sparò due colpi in aria con una Pistolet Makarova, poi spiegò le sue ragioni: era un pilota sovietico, come tutti potevano vedere, e intendeva disertare. Il suo biglietto da visita erano i segreti di un intercettore supersonico che preoccupava i servizi segreti americani da almeno un decennio. Specialmente da quando una formazione di caccia F-4 Phantom assegnati alle forze aeree israeliane avevano provato, senza successo, a intercettarne una coppia di caccia che aveva violato il loro spazio aereo partendo dall'Egitto per scomparere dalla loro portata a una velocità mai vista prima.
Un timore chiamato "Foxbat"
Allora la Cia non poteva averne la certezza, ma nutriva solo un serio sospetto che quel tipo di aereo fosse stato sviluppato dall'Ufficio di progettazione sperimentale 155 affidato a Mikoyan-Gurevich proprio per intercettare e abbattere gli aerei spia che venivano mandati a rubare i segreti dell'Unione Sovietica, e i bombardieri supersonici occidentali che avrebbero potuto minacciare i siti strategici della grande madre Russia. Secondo gli esperti del Pentagono, infatti, il jet a cui era stato assegnato il nominativo in codice di "Foxbat" era un caccia da superiorità aerea dotato di un’eccellente manovrabilità, data l’ampia apertura alare, realizzato con materiali all'avanguardia, come il titanio, probabilmente dotato di un radar a lungo raggio nel muso particolarmente prominente.
Quando i giapponesi presero in consegna il velivolo, avvertendo subito gli americani, l'allora direttore della Central Intelligence Agency, George H. W. Bush non si limitò ad ammettere di essere di fronte a un colpo di fortuna al di fuori di ogni previsione. Un vero e proprio caso di "intelligence bonanza".
Come ha scritto qualcuno, se hai ricognitori SR-71 Blackbird avevano il compito di "smascherare gran parte dell'inganno strategico" che i sovietici avevano creato per decenni per far credere all'Occidente di essere in vantaggio nella supremazia tecnologica, toccò a Belenko confermare il grande bluff che si celebrava dall'altra parte della cortina di ferro. Ad iniziare da morale che, almeno nel suo caso, iniziava ad essere molto basso.
Le ragioni di un disertore
Nato in una famiglia di estrazione proletaria e di origini ucraine, Belenko si era sempre distinto agli occhi del partito e dei superiori, fino al punto di accedere alle Forze di Difesa Aerea d'élite, un corpo separato dalla Voenno-vozdušnye sily, nata proprio come"Flotta aerea rossa dei lavoratori e dei contadini", con un particolare ruolo nella difesa dell'Urss.
Nonostante ciò, durante la sua ascesa nell'élite, si era disilluso del sistema sovietico e delle sue false promesse. Nessuna ricompensa aveva alleviato il suo duro lavoro. Si riteneva anzi un "ingranaggio sacrificabile" all'interno di una "macchina da guerra scricchiolante".
Pare che Belenko avesse pianificato la fuga per mesi, aspettando che il suo squadrone svolgesse una missione di addestramento che prevedesse un volo con massima scorta di carburante e la completa assenza di armi sul Mar del Giappone. In quelle condizioni aveva una chance di sfuggire ai suoi compagni, che non avrebbero avuto armi per fermarlo (il MiG-25 non aveva mitragliatrici), e abbastanza carburante per raggiungere una pista di atterraggio oltre cortina.
La bonanza d'intelligence
Dopo l'atterraggio, gli ufficiali giapponesi consegnarono il tenente Belenko e il suo aereo agli americani, che lo interrogarono a fondo e lo portarono negli Stati Uniti, dove avrebbe trascorso il resto della sua vita sotto falso nome. Il Mig-25 Foxbat fu smontato e analizzato prima di essere restituito ai sovietici, i quali andarono su tutte le furie. Nei 67 giorni di studi e ispezioni dei componenti, gli esperti giapponesi e quelli inviati dal Pentagono riuscirono a stabilire che il MiG-25 non solo non poteva essere considerato una minaccia per i bombardieri strategici supersonici che erano in fase di progettazione, ma che probabilmente non sarebbe stato nemmeno in grado di svolgere il suo compito.
Secondo alcuni, tra questi ingegneri vi sarebbero stati anche quelli della Hasegawa, una nota azienda giapponese di modellismo.
Sebbene i modellisti della Hasegawa non avessero "sfruttato appieno" le informazioni ottenute, non persero l'occasione di riprodurre e commercializzare, in "tempo di guerra fredda" (era solo il 1978), un aereomodello con dettagli estremamente precisi del caccia sovietico che aveva terrorizzato il Pentagono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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