«Così ho domato il lago e gli uomini»

Monique è bionda e di solito veste un bel paio di tacchi e un sorriso dolce e smagliante. Monique però di solito i tacchi non li usa per lavoro, perché in barca - si sa - sono rigorosamente vietati. Ma il sorriso no, quello al timone non manca mai, perché per domare un potente dodici metri sul lago di Como bisogna saper prendere la vita con serenità. Monique Brignone è l’unica donna capitano del lago e per questo c’è chi resta incantato da quel sorriso e chi storce anche la bocca. «Ce l’hanno messa tutta per boicottarmi, gli uomini. Ma io ho la testa dura…». E così adesso, accende il motore e ingrana il sorriso: il lago è suo.
Com’è cominciata?
«La premessa è che per me il mare è sempre stato tutto. Anni fa per esempio andavo negli Usa ad aiutare i bambini autistici a nuotare con i delfini. Un’esperienza straordinaria».
Però qui stiamo parlando di lago…
«Sì, perché facevo la cameriera a Como quando ho incontrato George Garvin Brown III. Un uomo fantastico».
L’uomo del Jack Daniel's?
«Lui, il proprietario delle distillerie Brown Forman. Ama l’Italia e ama le barche e mentre servivo al suo tavolo mi ha preso in simpatia. Dalla simpatia è nata la proposta di lavoro».
Praticamente una favola.
«Davvero. Lavoravo fino alle due di notte e non avevo vita privata. Lui era cliente del ristorante e un giorno me l’ha chiesto: “Vuoi lavorare per me?“».
Da buttarcisi a pesce...
«Era la svolta della vita, eppure all’inizio non ero convinta».
Un milionario, un lavoro, una barca: non è possibile…
«E invece sì, perché prima avevo avuto altre proposte, ma ho scoperto che volevano mettermi ai ferri. Quelli da stiro…».
E invece lui?
«E invece lui mi ha detto: niente ferro da stiro».
Ed è stato subito così?
«Sì, è stato di parola: ha comprato un dodici metri e mi ha chiesto di fare il comandante».
Facile, no?
«Magari... All’inizio ero spaventatissima».
Perché?
«Ho dovuto fare la patente a Genova: eravamo in undici, io ero l’unica donna. Gli esaminatori mi consideravano un sacrilegio, ce l’hanno messa tutta per bocciarmi».
Non ci sono riusciti, però.
«Diciamo che hanno dovuto mandare giù il rospo».
E quindi eccola capitano.
«Garvin preferisce il mare, ma quando è qui sul lago gli piace andare al timone lui. Io di solito porto la sua famiglia, gli amici, i clienti».
E i mozzi che dicono?
«Niente mozzi: io lavoro da sola, preferisco. Al massimo mi faccio aiutare da Roberto, l’assistente di Garvin. Il Lago di Como non ha ormeggi, non è facile…».
Scommetto però che vince lei…
«Di carattere non mi spaventa nulla: ho fatto tante cose prima di questo lavoro. Mi sono arrangiata sapendo che niente è impossibile.

Garvin mi ha salvata da un lavoro bello ma sfiancante. Adesso sono soddisfatta e realizzata, perché anche le cose brutte ti fortificano, ti rendono una persona migliore».
E perché la vita va presa col sorriso.
«Vede che ho ragione?».

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