Così l’Italia è tornata a contare in politica estera

Un 2008 avanti tutta. Berlusconi con il suo approccio confidenziale ha rinsaldato le relazioni internazionali. E si prepara a guidare il G8. "L’anno prossimo sarò in giro per il mondo. Tanto a Roma rimarrà il vero presidente del Consiglio... Gianni Letta"

Così l’Italia è tornata a contare in politica estera

Roma E tre. L’aveva già detto due settimane fa alle Terme di Diocleziano, presentando alla stampa il summit del G8 che si terrà a La Maddalena a luglio del prossimo anno. Lo ha ripetuto giovedì scorso, durante l’incontro con gli ambasciatori italiani alla Farnesina. E lo ha ribadito ieri durante un pranzo con gli eurodeputati del Pdl: «Nel 2009 mi occuperò soprattutto di politica estera. Farò il turista in Brasile, India e Cina. Tanto a Roma rimane il vero presidente del Consiglio... Gianni Letta».
Una battuta, certo. Dietro la quale non è però difficile scorgere quanto Silvio Berlusconi sia deciso a impegnarsi in quella che sarà la sua terza presidenza del G8, un record che nessun altro primo ministro aveva mai raggiunto. Lo farà come al solito, confidava alla diplomazia italiana, con «quella che la sinistra chiama la politica delle pacche sulle spalle». In verità, «niente altro che una politica della cordialità dei rapporti» come «si usa nel mondo normale». D’altra parte, è proprio con questo approccio che il Cavaliere ha stabilito relazioni strette e durature sia con Bush che con Putin. Al punto che a metà ottobre il primo gli ha tributato un omaggio che aveva riservato solo a Benedetto XVI, alla Regina Elisabetta e a Sarkozy: il ricevimento ufficiale alla Casa Bianca in occasione del Columbus Day con tanto di parata militare in divise d’epoca, salve di cannone e cena con concerto alla sera. E pure con Putin i rapporti non si sono mai incrinati e il 6 novembre il bilaterale con il suo successore al Cremlino Medvedev si è concluso con una lunga cena nella dacia del primo ministro. Occasione nella quale, nonostante l’intesa con Bush, Berlusconi non ha mancato di ribadire il suo appoggio alla Federazione Russa rispetto alla crisi del Caucaso.
Ed è proprio grazie al suo approccio confidenziale, spesso e volentieri derubricato con troppa noncuranza come un po’ frivolo, che il premier ha portato a casa buoni rapporti e molti successi sulla scena internazionale. Dall’intesa degli anni passati con Zapatero, che certo non gli è politicamente troppo affine, all’ottima sintonia con Brown durante il bilaterale di Londra del 10 settembre fino al tributo che gli ha riservato una settimana fa Sarkozy a chiusura del Consiglio europeo di Bruxelles sul clima. «Un omaggio all’Italia. È stato possibile trovare rapidamente un accordo - ha detto l’inquilino dell’Eliseo - solo grazie a Berlusconi». Per il nostro governo un’altra vittoria dopo quella sulle quote latte, una partita che il ministro Zaia ha portato a casa dopo ben diciotto ore di negoziati e sei mesi di discussioni. Che il Cavaliere se la sia goduta è fuor di dubbio, anche perché - confidava nei giorni successivi a un suo collaboratore - «una volta tanto non mi sono dovuto sorbire i rimbrotti di certa stampa su quello che avrei dovuto fare e dire...». «Avranno tempo in seguito», aveva poi ironizzato. Già, perché non è solo a parole che Berlusconi ha intenzione di focalizzare la sua attenzione sulla politica estera nel 2009. Dopo essere già stato a Parigi, Londra, Berlino e più volte a Bruxelles, al vertice Asem di Pechino, al G20 di Washington, in Libia, Kazhakistan, Turchia, Russia e Albania, il vero «giro del mondo» inizierà dunque a febbraio con un incontro in Brasile con Lula. E andrà avanti per tutto l’anno con visite in tutti o quasi i Paesi che partecipano non solo al G8 ma anche al G14 (la formula allargata del secondo giorno di summit a La Maddalena). Con un obiettivo su tutti: «Con la presidenza del G8 lavorerò affinché Stati Uniti e Russia tornino allo spirito di Pratica di Mare. In questo momento, infatti, c’è davvero il pericolo del ritorno a un’atmosfera di Guerra Fredda». In quest’ottica, tra l’altro, Berlusconi è convinto che nonostante il cambio della guardia alla Casa Bianca con Obama non ci sarà alcun problema: «Andatevi a rivedere il video del mio discorso al Congresso americano. Vi ricordate quando parlai davanti a tutti? Si vede benissimo che Obama era quello che applaudiva di più».

E anche sulla querelle abbronzatura il Cavaliere esclude strascichi, tanto che giovedì alla Farnesina non ha mancato di «riprendere» l’ambasciatore italiano a Washington: «Castellaneta dovresti essere più abbronzato... Ti devi adeguare».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica