nostro inviato a Perugia
Il clan Balducci e il segreto dindagine violato. Le fughe di notizie agli amici del figlio e gli accertamenti negati ai carabinieri del Noe. Le accuse nei suoi confronti verbalizzate dai suoi pm e i sospetti, gravi, dei colleghi di Firenze e Perugia. Sullormai ex procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, travolto dalle intercettazioni dellinchiesta «Grandi Eventi» e indagato per rivelazione di segreto dufficio, favoreggiamento e corruzione, cè poco altro da dire. Gli accertamenti, qui in Umbria, continuano. E si concentrano essenzialmente sul suo ruolo di presunta «talpa» della procura capitolina. Un ruolo, ricorda oggi un inquirente, di cui già si sospettò quattro anni fa quando Toro venne indagato sempre a Perugia per concorso in violazione del segreto dufficio (la vicenda era quella del tentativo di scalata Unipol alla Bnl) insieme allallora presidente di Unipol Giovanni Consorte e allex presidente del tribunale di sorveglianza di Milano, Francesco Castellano. Laccusa, poi archiviata, era che Toro avesse spifferato a Castellano informazioni sulla denuncia fatta dal Banco di Bilbao contro Unipol, informazioni girate dal giudice a Consorte.
LA BOZZA DACCUSA
Se oggi se ne riparla è perché certe «analogie», a Perugia, potrebbero divenire meritevoli di approfondimento. E perché, per la prima volta, vedono la luce gli atti del curioso procedimento (continuamente rinviato) che ha per imputato a Roma il colonnello Antonio Carano, lufficiale della Gdf indicato dalla procura di Roma come la «talpa» di Ricucci, autore in tempi non sospetti di uninformativa su Consorte che a suo dire, e a detta di un altro collega ufficiale, venne prima «edulcorata» su indicazione del procuratore aggiunto e poi scomparve del tutto dal fascicolo romano, per confluire nel processo Toro-Castellano. In una memoria Carano rivela: «Linformativa su Consorte, dove si configuravano gravi responsabilità penali a carico del presidente di Unipol per i reati di aggiotaggio informativo e ostacolo allattività di vigilanza (...) tracciava le linee operative per lo sviluppo delle indagini: la bontà delle conclusioni cui eravamo pervenuti trova conferma nelle stesse indagini svolte dalla procura di Milano a carico di Consorte, che dopo due anni di accertamenti è giunta alle nostre stesse conclusioni e soprattutto con le stesse argomentazioni». Consorte da settembre è sotto processo a Milano. Così come a Roma, per una banale frase intercettata («ci sono novità?» chiede Ricucci a Carano che lo frequentava per spillare notizie sulle scalate) è sotto processo il colonnello.
«CI SONO PROBLEMI...»
Il quale, a verbale, racconta così la vicenda dellinformativa «edulcorata» su Consorte: «Lultimo atto che ho firmato nel novembre 2005, prima di lasciare il Valutario, è stata unannotazione di pg firmata da me e dal capitano Salerno sulla scalata Unipol-Bnl (...). Il capitano mi disse che gli era stato riferito dal colonnello Buratti che avevano incontrato ostacoli in procura e di questa annotazione, dove configuravo laggiotaggio manipolativo e informativo a carico di Consorte e soci, non si è saputo più niente». Prosegue lufficiale: «Ricucci mi fece riferimento a due episodi che potevano avere sviluppi investigativi, uno riguardava i vari incontri di cui lui era a conoscenza con vertici Unipol... mi ricordo con esponenti di vertice della sinistra parlamentare, uno a piazza San Lorenzo in Lucina, presso lo studio di un deputato di cui ora non ricordo il nome». Laltro trattava di Della Valle («un prestito obbligazionario allestero e una triangolazione su San Marino»).
LINCONTRO DAL DEPUTATO
Tempo dopo il colonnello Carano chiese al capitano Salerno che fine avesse fatto linformativa dalla quale emergevano discrasie evidenti tra gli acquisti delle azioni comunicate ufficialmente e quelle realmente comprate. La risposta fu che il colonnello Buratti, di ritorno dalla procura, avrebbe avuto lindicazione da Toro di «edulcorare» la nota su Consorte. «Dopo averla letta - osserva Carano - laveva restituita agli ufficiali presenti dicendo che andava edulcorata». Buratti ha fatto invece presente che se la nota non confluì nel fascicolo fu perché era solo una bozza e in più il colonnello Amendola spiegò che le ipotesi sin lì formulate «erano basate solo su una parte della documentazione». Sia come sia, quellinformativa è svanita.
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it
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