«Così quella bottiglia mi ha dilaniato la mano»

L’infermiere operato subito per suturare le ferite. Forse il dito perso sarà ricostruito

«Così quella bottiglia mi ha dilaniato la mano»

Sandro Rinaldini

da Pordenone

«Adesso ho solo tanta rabbia e paura». Massimiliano Bozzo, 28 anni, infermiere professionista, di Mestre, ferito sabato mattina a Porto Santa Margherita di Caorle in provincia di Venezia, alla mano sinistra dall’esplosione della bottiglia con all’interno un falso messaggio e confezionata da Unabomber, il folle bombarolo del Nordest, racconta la sua avventura di un tranquillo sabato di sole al mare trasformatosi in tragedia. Al suo fianco, nella stanza 49 dell’ottavo piano dell’ospedale di Pordenone dove è stato ricoverato nel reparto di Chirurgia, c’è la fidanzata Giorgia Ghezzo, 24, di Spinea, anche lei infermiera professionista. La ragazza accarezza la testa di Massimiliano; con loro i genitori del giovane e tanti amici.
«Voglio ringraziare tutti quanti, dai soccorritori ai medici che mi hanno operato. Su Unabomber non voglio dire niente, non ho parole. Per me non merita attenzione e, soprattutto, di godere di quello che ha fatto». Massimiliano e Gloria raccontano della loro passeggiata sul molo del portocanale sul fiume Livenza in prossimità della sua foce. Dicono che erano andati lì per trascorrere una giornata di sole e tranquillità. «Invece - racconta Max, come lo chiama Gloria - fatti pochi metri ho notato sull’acqua una bottiglia di vetro, di quelle per acqua minerale, chiara, con dentro un biglietto arrotolato. Ho pensato a un messaggio di un naufrago e sono sceso sugli scogli per prenderla dall’acqua». Massimiliano descrive il salto di circa un metro e mezzo per scendere verso l’acqua del fiume. «Ho raggiunto la bottiglia e sono risalito. Io e Gloria abbiamo fatto pochi passi, ci siamo fermati e ho iniziato a tirare via il tappo di sughero. Attorno c’era del silicone e il tappo faceva resistenza. Ero incuriosito dal biglietto, un foglio formato A4, arrotolato. Ho fatto più forza ed è stato allora che la bottiglia è esplosa».
Lui è caduto a terra con la mano sinistra spappolata. «Cercavo di capire cosa fosse accaduto - dice -. Ero preoccupato per Gloria, la chiamavo. Poi è arrivato qualcuno. Pensare a Unabomber? No, in quel momento davvero non ci ho pensato». Lui e lei finiscono al pronto soccorso di Caorle, poi la ragazza viene trasportata all’ospedale di Portogruaro che lascia già in serata, mentre lui viene trasferito con l’elicottero a Pordenone dove l’équipe del professor Ruggero Mele, esperta di microchirurgia (hanno già trattato ben cinque casi di feriti dalla follia dinamitarda di Unabomber) è pronta per riceverlo in sala operatoria. L’intervento dure oltre cinque ore. «Voglio tornare a lavorare», dice Massimiliano che con Gloria parla di matrimonio, «fra un paio di anni, dopo aver comprato casa». La mano sinistra è sotto la coperta: «I medici dicono che deve stare al caldo», precisa il giovane, camice verde e flebo al braccio. Insomma, se Unabomber voleva che il falso messaggio nella bottiglia fosse l’esca per nuovo sangue, ce l’ha fatta anche questa volta. Massimiliano Bozzo guarirà in tre mesi. «Il decorso post operatorio procede per il meglio - dice il professor Ruggero Mele - e, quindi, è ipotizzabile una dimissione dall’ospedale nel giro di otto-dieci giorni, cioè il periodo minimo di degenza per chi ha subito una lunga operazione e suture microchirurgiche e vascolari. Soltanto in un secondo momento, se il paziente lo vorrà, inizieremo a discutere dei possibili interventi di chirurgia estetica, volti a restituire l’aspetto originale alla mano ferita, anche se noi, in sala operatoria, abbiamo già fatto il possibile per riportare l’arto com’era prima dello scoppio. Quanto al recupero funzionale - ha proseguito - non ci dovrebbero essere problemi e, possiamo essere, fin d’ora, molto ottimisti».

Subito dopo la medicazione, durante la quale sono già stati eliminati alcuni bendaggi per avviare da subito una prima fase di riabilitazione delle tre dita dilaniate dalla deflagrazione, ieri mattina il ragazzo ha ricevuto la visita degli esperti dell’Arma dei Carabinieri che lo hanno sottoposto a un lungo interrogatorio, per scoprire quanti più particolari possibile sull’ordigno e sugli attimi che hanno preceduto l’esplosione. I militari dell’Arma della squadra scientifica hanno anche effettuato sul giovane alcuni test utili alle indagini.

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