RomaSecondo lilluminato parere di Marco Travaglio, vergato laltroieri sul Fatto quotidiano, lobbligo di contraddittorio, previsto dal nuovo contratto di servizio Rai, vincolerebbe ogni programma ad adottare la formula: «Se uno dice che oggi piove, un altro deve subito sbraitare che oggi cè il sole».
Il problema è un altro. In Rai, nonostante la maggioranza di centrodestra, è praticamente una sequela di «piove, governo ladro!». E Travaglio lo sa bene giacché ogni settimana ha a disposizione durante Annozero una decina di minuti per impallinare Berlusconi con i suoi interventi. Senza contraddittorio (o quasi). Lobbligo del bilanciamento è stato poi interpretato da Santoro & C. con la formula adottata da Ballarò nelle sue prime versioni. Il centrodestra è, sì, rappresentato ma certo non da pasdaran berlusconiani. Il finiano Granata dei nostri giorni rappresenta ciò che cinque anni fa era lex Udc Tabacci: una spina nel fianco.
La trasmissione di Floris, adesso, ha cambiato metodo: lequilibrio nella rappresentanza è innegabile ma i servizi mandati in onda non sono certo benevoli nei confronti di Palazzo Chigi. Se vi si aggiunge pure In mezzora di Lucia Annunziata, che oggi ospita nientepopodimenoché il presidente Fini e le sue ubbie, si comprende bene come l«obbligo di contraddittorio» sia più virtuale che reale.
Si potrebbe obiettare che lequilibrato Porta a porta è una garanzia di rispetto del pluralismo. Ma a pochi sfugge quanto clamore e indignazione a orologeria abbiano suscitato il rinnovo del contratto dellanchorman o quante critiche gli siano piovute addosso per aver avuto lardire di invitare in prima serata il presidente del Consiglio a parlare della ricostruzione dellAquila. E i tre editoriali tre del direttore del Tg1 Augusto Minzolini? La solita sinistra ha accusato la maggioranza di voler instaurare un regime mediatico, il cdr del telegiornale sè dissociato mentre i benpensanti dei media potranno sorbirsi un convegnone organizzato dal sindacato dei giornalisti dove il giudice Ingroia, criticato da Minzolini, potrà avere il suo momento di riequilibrio.
Il catalogo non è finito. Dal famoso contratto di servizio Rai è stata espunta, sempre su pressione del centrosinistra, listituzione di un comitato che potesse valutare eventuali «dissonanze».
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