Cosa nascondono le impalcature della Centrale?

«Favete linguis»: lo dice Quinto Orazio Flacco nelle sue Odi. Traduzione: «Sia fatto silenzio». Dopo tante parole ora tocca a noi. Che ci assista la ragione nella scelta perché votiamo per il nostro domani.
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Quante polemiche per l’Expo. Troppe, inutili e vacue. Chi vuole i grattacieli e chi no, chi vuole addirittura un referendum per decidere il che fare, chi teme che Milano sia cementificata, chi indica Barcellona e chi Torino come modelli da seguire, chi vorrebbe addirittura un ministro ad hoc, chi un commissario. Ma facciamola finita. Un sindaco ce l’abbiamo e non ci resta che sperare in lui. Sì, è una donna ma non le mancano gli attributi.
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Ce lo ricorda l’ex sindaco Albertini: nelle sue Vite Giorgio Vasari (1511-1574) annota che persino le opere di Bernini e Brunelleschi trovarono critici feroci. Il mondo è una vecchia comare.
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Salvare Malpensa, d’accordo. Intanto, però, cerchiamo di non distruggere Linate, ch’è il vero aeroporto di Milano, tra i più comodi del mondo.
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Che se ne sta facendo della stazione Centrale di Milano? Ci piacerebbe saperlo, perché è diventata un cantiere inesplicabile, anche un po’ impiastricciato.

Che ne sarà, per esempio, della galleria delle Carrozze dov’era facile trovare un taxi? Ideata da Stacchini e detta ironicamente monumento assiro-milanese, non è poi tanto brutta come si vorrebbe far credere, è anzi migliore di tante altre.

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