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Cosa succede ora Due decisioni, due scenari opposti

Sarà il giudice Adriano Leo, della Quarta sezione del Tar della Lombardia, a dover sbrogliare il caso giudiziario nato dalla bocciatura delle liste del centrodestra da parte della Corte d’appello di Milano. Il ricorso d’urgenza presentato ieri sia dai legali del Pdl sia del governatore Formigoni è stato assegnato alla Quarta sezione, competente per la materia elettorale. La prima camera di consiglio potrebbe tenersi già domani o lunedì.
Cosa accadrà a quel punto? I ricorsi chiedono oltre all’annullamento della decisione della Corte d’appello anche un provvedimento d’urgenza che ne sospenda l’efficacia in attesa della decisione definitiva, e che potrebbe venire emesso anche nel giro di due o tre giorni in modo da permettere al Pdl di partecipare all’avvio della campagna elettorale. Ma è probabile che invece il Tar preferisca - anziché congelare la pratica - pronunciarsi direttamente sulla fondatezza del ricorso. Questa decisione potrebbe arrivare nell’arco di una decina di giorni.
Ma la sentenza del Tar non chiuderebbe affatto la partita, perché - qualunque sia la decisione del Tar - è inevitabile un altro ricorso al Consiglio di Stato che si pronuncerebbe dopo le elezioni.
Primo scenario: il Tar respinge il ricorso, e la Lombardia va al voto senza le liste del centrodestra. Filippo Penati o Savino Pezzotta diventa presidente. Uno o due mesi dopo, il Consiglio di Stato si esprime. Nessun problema se conferma la decisione del Tar, mentre se la ribalta vengono annullate le elezioni e si torna a votare, stavolta anche con la partecipazione del Pdl.

Ancora più surreale lo scenario opposto: se il Tar accogliesse il ricorso del centrodestra, Formigoni potrebbe partecipare al voto e essere legittimamente rieletto presidente, salvo dover sloggiare dal Pirellone se il Consiglio di Stato giudicasse illegittima la sua presenza sulla scheda e ordinasse nuove elezioni senza Pdl.
Sempre che prima non intervenga la politica.

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