È geometrica, frenetica e, a dispetto del tema - le cospicue virtù amatorie del suo protagonista, il bassissimo Cosimo - estremamente dry la Breve vita di un piccolo notabile del sesso (Manni, pagg. 176, euro 14) di Giancarlo Orsenigo. Chiunque abbia letto e amato i due precedenti romanzi dello stesso autore, Via degli inganni e Spleen, entrambi editi da Voland, noterà che nellopera recente la circospezione saturnina che opprimeva i personaggi si è ormai dispersa, lasciando il posto ad una gaiezza alessandrina e settecentesca. La geometria non è presente solo in senso figurato: la statura morale ed umana di Cosimo passa in secondo piano rispetto alle sue dimensioni terra-terra, quelle misurabili con un banale metro da sarto.
Per cominciare ha infatti laltezza di un nano, ma a differenza dei nani anche proporzioni conformi alla media; inoltre, in barba allinfima statura, possiede una forza erculea che gli permette di vendicarsi di tutti coloro che hanno la sventura di prenderlo per i fondelli. Piccolo senza pagarne le conseguenze, non ha complessi di inferiorità: la sorte lo ha largamente risarcito regalandogli a piene mani la proverbiale virtù meno apparente. Un eloquio da ultimatum in grado di zittire la più logorroica delle zitelle fa il resto: insomma, è quasi normale.
Narrata nella lingua ricca ed esatta cui Orsenigo ci ha abituato, la storia si snoda lungo una serie di fulminanti peripezie che compongono una sorta di acido, stralunato, felliniano carnevale. Lepoca in cui si svolgono i fatti è ambigua, visto che in essa convivono la placenta antirughe e il teatro di varietà. Il primo ad accorgersi con stupore delle doti del bambino è il ginecologo in sala parto, infastidito dal «secondo cordone ombelicale che penzolava fra le gambe; stava per tagliarlo, ma per fortuna si fermò». Linfanzia di Cosimo trascorre tra lammirazione delle donne, che già intuiscono la sua nascosta ricchezza, e linvidia degli altri bambini, prontissimi a deriderne laltezza ma anche a scoppiare in lacrime se capita di far pipì tutti assieme.
Con le prime precocissime avventure erotiche, pronubo il compagno di banco figlio di una giovane e compiacente vedova, giungono anche i contrasti con la famiglia. Il ragazzo fugge a Parigi, si cala nei suoi bassifondi, vi entra in contatto con una malavita da film in bianco e nero spingendosi fino alla rapina. Tornato in Italia per sottrarsi alla gendarmerie, si fa assumere in un circo e poi nel Grand Hotel, dove vestito della livrea del «lift» scarrozza le clienti su e giù con lascensore. Soprattutto le opulente. Già, perché Cosimo perde la testa solo per le grasse, grassissime, possibilmente oltre il quintale e mezzo. Ciò che tende la calzamaglia della divisa basta e avanza per trasformare la sua attività in un doppio lavoro: nellascensore di giorno, nel letto delle floride annoiate di notte.
Il destino di un personaggio tanto spiazzante non può che precipitare in modo altrettanto bizzarro. Le stranezze degradano in lacerti filosofici mostruosi, in anomalie non più fisiche ma metafisiche.
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