«Costretto a leggere sui giornali gli atti dei pm prima di averli»

«Costretto a leggere sui giornali gli atti dei pm prima di averli»

Chi si aspettava un ministro che dicesse «no» alla moschea è rimasto deluso. Chi si aspettava un ministro che dicesse «sì» alla moschea è rimasto deluso. Andrea Ronchi, ministro alle Politiche Europee ha Genova è venuto per dire «no» a questa moschea, a questo modo di portare avanti il progetto, a ogni imposizione dall’alto, a ogni decisione carbonara comunicata alla città a cose fatte. E a non restare delusi da questo «no» sono stati soprattutto i musulmani presenti in gran numero ieri al Bristol. C’era Abu Bakr Moretta, responsabile per la Liguria della Coreis, la Comunità religiosa islamica, c’erano rappresentanti della comunità turca e senegalese. E tutti erano soddisfatti per il «no» detto da Ronchi a questa moschea che neppure loro, musulmani, vogliono. Preoccupati come sono che questa vicenda possa soprattutto avere effetti controproducenti per chi davvero cerca l’integrazione, il confronto, il dialogo, il diritto di culto.
«Ho incontrato il sindaco Marta Vincenzi e il neo prefetto Francesco Antonio Musolino - ha spiegato il ministro - Con il rappresentante del governo abbiamo avuto un colloquio tecnico, al sindaco ho spiegato le mie perplessità sulla scelta e sul metodo seguito. Sono stato qui più di un anno fa, ho incontrato i residenti del Lagaccio e ho riscontrato problemi. Oggi mi spiace constatare che questi problemi non solo restano, ma sono anzi acuiti». Sindaco e ministro sono inevitabilmente rimasti su «posizioni diversi». In comune avevano l’obiettivo di puntare all’integrazione e alla multireligiosità. Però ritengono che la realizzazione di questa moschea porti a risultati diametralmente opposti. E così Andrea Ronchi ha «regalato» a Marta Vincenzi la sua idea: «Mi sono permesso di suggerire la creazione di un albo degli imam, per essere in grado di sapere chi, come, con quale grado di conoscenza della materia si trovi a predicare. E a predicare naturalmente in italiano - suggerisce il ministro -. Purtroppo quando c’è la massima carica religiosa di uno Stato, come l’Iran, che nega il diritto all’esistenza dello Stato di Israele c’è poco da scherzare. Occorre una risposta ferma e unitaria del mondo che non c’è stata. E farò di tutto perché l’Europa assuma una posizione forte».
Sembrano temi distanti da Genova, ma non troppo. Anche perché proprio nel giorno della Memoria un emerito presidente della Corte Costituzionale come Giovanni Maria Flick viene a dire che opporsi all’imposizione della moschea equivale a ricreare le condizioni della Shoah. «Che devo dire? - resta sbalordito Ronchi - con tutto il rispetto per un emerito professore, penso che un’affermazione del genere nel giorno della Memoria sia come minimo di cattivo gusto. Prima di parlare qualcuno dovrebbe riflettere e avere rispetto per la storia. Non ci si può poi lamentare se le parole scappano di mano».
Il ministro ribadisce più volte il senso istituzionale della sua visita. Per questo evita di commentare il referendum consultivo della Lega, perché «si tratta di unfatto di partito». Così come non affronta la questione della cronica mancanza in Liguria di un centro di temporanea permanenza per immigrati che pure sarebbe previsto dalla legge. «È sbagliata l’equazione immigrazione uguale criminalità - fa riferimento alle polemiche recenti sul tema dell’immigrazione - So che il premier ha chiarito il senso del suo ragionamento sulla diminuzione dell’immigrazione e della clandestinità. Ma qui parlano i fatti. Un anno fa Lampedusa era un pessimo biglietto da visita per l’Italia, ora il centro è vuoto grazie all’opera del governo con i Paesi dell’altra sponda del Mediterraneo. C’è sempre il rischio che una piccola minoranza rovini l’immagine della stragrande maggioranza di persone che vengono in Italia e si integrano perfettamente».
È lo stesso concetto per il quale i musulmani moderati cercano il dialogo e temono questa moschea voluta da Marta Vincenzi. «Ci siamo incontrati con il sindaco due anni fa - conferma Abu Bakr Moretta - Poi più niente. Non siamo stati più contattati».

Perché questa moschea, imposta dall’alto con il blitz della vigilia di Natale, è la moschea del sindaco e di chi la pensa come lei. Non dei musulmani. Per i musulmani. La loro opinione interessa solo se coincide con quella «giusta».

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