Crac Parmalat: le banche estere la fanno franca

Il tribunale di Milano assolve Citibank, Deutsche Bank, Morgan Stanley, Bofa e i loro manager dall’accusa di aggiotaggio. Nuovo schiaffo alle migliaia di risparmiatori truffati da Tanzi, che vedono sfumare la possibilità di un risarcimento

Crac Parmalat: le banche estere la fanno franca

Milano - A sette anni dal crac Parmalat, il disastro numero Uno della storia economica e finanziaria italiana, per la giu­stizia Calisto Tanzi continua ad avere fatto tutto da solo. Ie­ri all’ora di pranzo - con una sentenza talmente inattesa da suscitare scene da stadio sui banchi degli avvocati difenso­ri - il tribunale presieduto da Gabriella Manfrin manda as­solti i quattro istituti di credito stranieri accusati di concorso in aggiotaggio, ovvero di esse­re complici delle bugie raccon­tate da Tanzi ai risparmiatori di tutto il mondo nella fase del crepuscolo di Collecchio. As­solti Citibank, Deutsche, Mor­gan Stanley, Bank of America e i relativi manager, tutti con formula piena. Per alcuni capi di imputazione perché «il fat­to non sussiste», per altri capi d’accusa - essenzialmente re­lativi ai comunicati stampa dif­fusi da Parmalat tra il 2002 e il 2003- per «non avere commes­so il fatto». In sostanza, se frot­tole sono state raccontate, le banche ne erano ignare, aven­do prese per buone le bugie che anche a loro raccontava­no Calisto Tanzi, Fausto Ton­na & C. Per la Procura si tratta di una severa sconfitta, che arri­va dopo l’assoluzione delle banche nel processo a carico di Tanzi. Per Tanzi è una brut­ta notizia, perché una volta di più lascia solo addosso a lui e al suo staff le responsabilità del gigantesco imbroglio. Ma la sconfitta più cocente è per le migliaia di risparmiatori che si erano ostinati a cercare dentro il processo, rifiutando accordi separati con i diversi istituti, il risarcimento dei dan­ni subiti grazie ai titoli spazza­tura di Collecchio. Dice uno degli avvocati di parte civile, Renato Palmieri, che assiste­va la Camera di Commercio milanese: «In questa sentenza c’è grande benevolenza nei confronti delle banche, viene sancito il loro diritto ad assiste­re il cliente, cioè Parmalat, an­che se sottace o mente. Le ban­che sapevano perfettamente qual era la situazione reale del gruppo, infatti pretesero per se stesse delle garanzie robu­stissime. Ma questo si guarda­rono b­ene dal raccontarlo ai ri­sparmiatori, altrimenti il mer­cato sarebbe esploso. É il co­stume italiano: al mercato si può mentire». Se l’unico responsabile re­sta Tanzi- ufficialmente nulla­tenente- è chiaro che per le vit­time le speranze di vedere di ritorno una parte anche mini­ma dei loro risparmi si riduco­no al lumicino. La sentenza di ieri dà in qualche modo ragio­n­e a quelle vittime che nel cor­so degli anni hanno preferito chiudere la vicenda accettan­do i risarcimenti (spesso per importi assai ridotti, a volte nell’ordine delle unità percen­tuali) invece di affrontare le in­certezze del processo. In que­sto modo erano uscite dalla scena processuale tutte le ban­che italiane - come Sanpaolo, Capitalia e Intesa - che aveva­no venduto ai propri clienti le obbligazioni Parmalat. Para­dossalmente anche tra le ban­che assolte ieri alcune aveva­no nel frattempo risarcito una parte dei loro clienti: è il caso di Citigroup che aveva versato circa trenta milioni di euro ai risparmiatori devastati dal crac. Per i manager bancari assol­ti ieri l’assoluzione è presso­ché definitiva, visto che la pre­scrizione - a otto anni dal crac - incombe, mentre contro le quattro banche sarà comun­que possibile il ricorso della Procura e delle parti offese, in quanto la prescrizione della responsabilità amministrati­va è regolata diversamente.

Certo,c’è in teoria la possibili­tà di vedere le banche condan­nate nei processi paralleli in corso a Parma per il reato di concorso in bancarotta: ma anche lì a farla da padrona sa­rà la prescrizione, non essen­do ancora iniziati nemmeno i processi di primo grado.

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