Craxi, e la Roma di Veltroni gli "dedicò" una via

La vera riabilitazione dell’ex leader del Psi spetta a Walter Veltroni. Era il 3 luglio del 2007 quando il Campidoglio, allora sotto la sua guida, approvò a maggioranza una mozione che impegnava il sindaco e la giunta a intitolare una via a Craxi, ottenendo il plauso del centrodestra e le aspre critiche di sinistra e dipietristi. Non se ne fece nulla

Piero Fassino lo disse già nel 2007: «Craxi fa parte del Pantheon del Pd come Rosselli, Matteotti, Nenni, e Pertini», perché «il Pd è il luogo in cui si riconoscono le grandi culture come quella socialista». Ma la vera riabilitazione dell’ex leader del Psi spetta a Walter Veltroni. Era il 3 luglio del 2007 quando il Campidoglio, allora sotto la sua guida, approvò a maggioranza una mozione che impegnava il sindaco e la giunta a intitolare una via a Craxi, ottenendo il plauso del centrodestra e della figlia Stefania, e le aspre critiche di sinistra e dipietristi. Non se ne fece nulla, tanto che nel luglio scorso è stato il nuovo sindaco Pdl di Roma Gianni Alemanno ad annunciare di voler avviare le procedure per dedicare una via all’ex leader Psi, proponendo, in stile bipartisan, strade anche per Giorgio Almirante, Enrico Berlinguer e Amintore Fanfani. Proprio Veltroni, però, negli stessi giorni del 2009, ha usato parole inequivocabili sull’ex presidente del consiglio socialista. «Interpretò meglio di ogni altro uomo politico come la società italiana stava cambiando», ha detto in occasione della presentazione del libro di Stefano Rolando «Una voce poco fa. Politica, comunicazione e media nella vicenda del Psi dal 1976 al 1994». Innovò più di Enrico Berlinguer, ha aggiunto l’allora leader del Pd, là dove lo sforzo dell’ex segretario del Pci «non fu sufficiente al processo che bisognava mettere in campo» nel partito. Di più: Veltroni ha lodato la politica estera dell’ex capo del governo dall’83 all’87: «Fu grande. Ci fu l’episodio di Sigonella ma anche la scelta di tenere l’Italia nella sfera occidentale, senza intaccare autonomia e dignità del Paese».

E, davanti a una platea di socialisti di un tempo, ha accomunato il proprio al progetto politico di Craxi: «Nel ’96 io dissi: “Un giorno o l’altro si dovrà arrivare a un’Internazionale né comunista né socialista, ma democratica”. Nel mio campo, un’affermazione difficile da fare. Ma era lo stesso concetto che esprimeva Craxi».

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