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Come cresce il trasporto condiviso

AlixPartners fa il punto: gli esempi car2go ed Enjoy, BlaBlaCar e Uber

Riccardo Cervelli

La sharing economy (economia della condivisione) sta ridefinendo il mondo della mobilità. AlixPartners, società di consulenza globale, ha messo sotto la lente di ingrandimento il car sharing e il ride sharing, due settori che risultano mediamente in crescita, ma con trend differenti a seconda dei Paesi. Per esempio, in Italia e in Germania il car sharing (la messa a disposizione della collettività di veicoli equipaggiati ad hoc), cresce più velocemente del ride sharing, che include tutte le forme di fruizione collettiva di veicoli guidati da un'altra persona. In Francia e nel Regno Unito, invece, succede esattamente il contrario. Come si spiega il ritardo della Germania e dell'Italia nel ride sharing? «In questi due Paesi - spiega Giacomo Mori, managing director di AlixPartners in Italia - esistono regolamentazioni più stringenti nei trasporti con conducente, e le associazioni sindacali dei tassisti sono molto influenti».

Questo spiega perché, in Italia, Uber (una piattaforma web che permette a chiunque di offrire servizi analoghi ai taxi con la propria autovettura, ndr) è poco utilizzato e conosciuto. Va un po' meglio nelle grandi città, come Roma e Milano, dove questo servizio è offerto da alcuni possessori di licenza Ncc (noleggio con conducente). Per contro, sta conoscendo un discreto sviluppo il ride sharing basato sulla piattaforma BlaBlaCar, che permette, a chi deve compiere un certo percorso con la propria autovettura, di offrire un passaggio ad altre persone, facendosi rimborsare via web. Nel car sharing, in Italia, i due leader sono car2go ed Enjoy. «Sia il car sharing sia il ride sharing - sottolinea Mori - sono business molto difficili da affrontare, motivo per cui in ogni Paese emergono uno o due brand». Il principale motivo che attira i consumatori verso il car sharing è il risparmio atteso rispetto al possesso di una autovettura. In parte, questa aspettativa è soddisfatta, ma gli utenti desidererebbero che i risparmi fossero più consistenti, insieme a una maggiore disponibilità di veicoli. «Queste due aspettative - fa notare Mori - non sono facilmente conciliabili. Per mettere a disposizione più veicoli, gli operatori di car sharing devono fare investimenti molto grandi».

Quello che è certo è che le declinazioni dell'economia condivisa nella mobilità crescono e tendono a impattare sulla vendita di autovetture. Secondo Mori, «a livello mondiale si calcola una riduzione di circa 15% correlabile al car e ride sharing». A tale calo di vendite, però, le aziende del settore automotive possono rispondere giocando un ruolo da protagoniste in questi settori con lo sviluppo e la produzione di nuovi prodotti e servizi. Uno sforzo - conclude Mori - che le aiuta a prepararsi anche a competere nell'era dei veicoli a guida autonoma». Il successo del ride sharing dimostra il desiderio di molti utenti di essere trasportati senza dover guidare.

Una propensione che aumenta se i futuri autonomous vehicle vengono visti come un fattore di maggiore sicurezza.

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