Crescono i milanesi, ma sono stranieri

Nel capoluogo un aumento record di residenti nel 2005

Giacomo Susca

Milano è l’unica grande città italiana che ha visto aumentare la propria popolazione nell’ultimo anno: 9.296 abitanti in più secondo il «Bilancio demografico nazionale 2005» a cura dell’Istat. Un dato in controtendenza rispetto ai 12 centri del paese con oltre 250mila residenti, dove complessivamente risiedono quasi 9 milioni di persone ma la popolazione è scesa di 4.872 unità, pari allo 0,1%.
Una simile dinamica per il capoluogo lombardo si spiega in relazione alla confermata capacità di attrarre i flussi provenienti dall’estero. Se il saldo migratorio nazionale è nettamente positivo con 260.644 nuovi stranieri, a Milano si deve il maggiore aumento di questa componente sul totale della popolazione: +13,8 per mille. Mentre al sud, a Napoli e a Palermo in testa, si verifica il fenomeno opposto. Cifre significative, a parere degli esperti, che testimoniano un mutamento delle dinamiche demografiche in atto nel Belpaese.
Sulla scia di un trend che dura dal 1993, al Nord il saldo naturale (la differenza tra nascite e decessi) è tornato negativo su livelli superiori del 2004. Interessante, poi, notare lo scarto di fecondità esistente tra le donne italiane e quelle straniere. Concentrando l’attenzione al Nord-ovest, le differenze raggiungono il picco di 2,74 figli per donna di nazionalità non italiana contro 1,18 delle madri, per così dire, «autoctone».

Praticamente il doppio. Una realtà mitigata solo in parte dalla decisione di avere un bambino presa da quella generazione di donne nate tra il 1960 e il ’70 e che, sino ad ora, avevano sempre «posticipato» tale evenienza.

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