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Cristiano Ronaldo è mister 93 milioni

Il campione portoghese nuovo acquisto del Real Madrid. Esploso a Manchester, ha vissuto calcio e ragazze ad alta velocità. Pérez, l'ultimo imperatore di una Spagna che non c'è più. Sacchi: "E' come un capo di Stato"

Cristiano Ronaldo 
è mister 93 milioni

L’uomo da 93 milioni di euro ha una faccia da bambino, anche se a 24 anni può già dire di avere un passato. Di sicuro ha un glorioso futuro, soprattutto da ieri, da quando cioè la sua ormai ex squadra - il Manchester United - ha deciso che per tutta quella montagna di soldi può andare a giocare a Madrid, nel grande Real. Non è un caso insomma che Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro sia un uomo d’oro e che sia un calciatore è la diretta conseguenza di un mondo che non conosce confini neanche in tempi di crisi, spinto da passione e populismo, perché chi spende 93 milioni di euro in una volta sola può solo diventare immortale. E poi era tutto scritto, visto che il nome del giocatore più pagato della storia è ispirato da quello del presidente degli Stati Uniti che ha inventato il capitalismo reganiano. Soldi a palate, in pratica.

Cristiano Ronaldo è la faccia da copertina di un pallone che non smette mai di sognare e che alza sempre di più l’asticella dell’impossibile, impilando quattrini che pochi essere umani riusciranno mai a vedere tutti insieme in una vita, forse due. L’eroe di un business effimero ma di successo che non conosce il detto della famosa tegola che casca all’improvviso in testa, perché nessuno sano di mente si prenderebbe un tale rischio mettendo sul piatto 93 milioni di euro per un solo uomo. Fait votre jeux.

E così adesso sulla roulette del football è il suo turno, come fu per gente come Zidane, Figo e Crespo e com’è stato giusto qualche giorno fa per Kakà, altro colpo di mercato di un Florentino Peréz che è più di uno zio d’America. È il turno di un Ronaldo come ai tempi belli del calciomercato italiano, ma perché lui adesso - il portoghese d’oro - è l’immagine, la stella, la sintesi.

Questo è Cristiano Ronaldo, 93 milioni di euro nati a Funchal il 5 febbraio 1985 da una mamma molto credente e da un papà che aveva fede in Ronald Reagan ed esplosi in Portogallo nello Sporting Lisbona quando era ancora un bambino. Un futuro campione assoluto che un giorno Luciano Moggi riuscì quasi a portare alla Juventus se non fosse stato per il rifiuto a lasciargli spazio di tale Marcelo Salas. Strade, bivii della vita, un match contro il Manchester United e tutto cambia, Sir Alex Ferguson - l’allenatore manager più famoso del calcio - che vede quel ragazzino imprendibile e decide di fare la storia: lo prende in Inghilterra e gli affida la maglia numero 7, quella di David Beckham per intenderci. E allora, in quel momento, succede l’inevitabile: Cristiano Ronaldo non è più solo un diciottenne bravo a dribblare e a segnare. È lì che diventa Cristiano Ronaldo.

E quindi eccolo: prima una coppa d’Inghilterra, ma poi via, tra un gol, una punizione, un dribbling, una magìa, ecco una coppa di lega, poi finalmente il campionato - tre Premier League di fila - e in mezzo una Champions League e una coppa Intercontinentale. Ma non è solo sport, non è solo United: Cristiano Ronaldo è un’icona, di vita, di stile, di un mondo. C’è Cristiano playboy, quello che inanella una fidanzata via l’altra - e sono tutte da urlo - e nel mezzo organizza festini ingaggiando professioniste del sesso che diventano poi le star ben pagate dai tabloid a caccia di rivelazioni.

O che ieri, mentre il calcio veniva travolto dal suo trasferimento, si scambiava effusioni con Paris Hilton in un night di Los Angeles («Avrà speso 20.000 dolari in champagne» hanno detto i soliti bene informati). C’è un Ronaldo alla moda, che sia in shorts, in abito da sera o in costume da bagno sulle spiagge della Sardegna, o magari con quel fiore rosa tra i capelli che scatena il dibattito sulla sua vera personalità tra chi lo invidia da morire. E c’è un Cristiano Ronaldo spiato, vissuto, adorato, odiato, un uomo che è entrato nel mito vincendo il Pallone d’oro a 23 anni e che adesso diventa leggenda per quanto vale.

Un icona dunque, per cui vale il rischio di giocarsi tutto e non importa che per far saltare il banco basterebbe un avversario un po’ così, un gradino preso male, un colpo del destino, un Ronaldo che improvvisamente non è più lui, il calcio e la vita dovrebbero insegnare. Nessuno spenderebbe 93 milioni di euro se non sapesse che mettersi Cristiano Ronaldo all’occhiello vuol dire avere il mondo in mano, sapendo pure che per mantenerlo ci vorrà uno stipendio spaziale, altri 60 milioni in sei anni, e netti per giunta. Perché lui è Cristiano Ronaldo, l’uomo da 93 milioni che a Madrid, più ancora che a Manchester, sarà ancora di più: playboy, alla moda, spiato, vissuto, adorato, odiato.

Ma sarà soprattutto un mito per sempre, sperando che quella famosa tegola non cada mai.

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