È crollato un altro muro

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Sedici anni dopo la caduta del muro di Berlino forse è caduto anche quello di Bolzano. Per la prima volta nella storia politica dell'Alto Adige la volontà espressa e sempre condizionante della Svp, il partito per il quale vota la maggioranza della popolazione di lingua tedesca - e che a sua volta rappresenta la maggioranza dei cittadini altoatesini -, s'è rivelata ininfluente. Ininfluente nel senso che gli abitanti del capoluogo hanno (...)

(...) eletto come nuovo sindaco il candidato di centrodestra che la Südtiroler Volkspartei aveva raccomandato ai suoi elettori di non appoggiare. Con una manciata di voti di differenza i bolzanini non soltanto hanno disubbidito all'ingombrante suggeritore, che pretendeva di scegliere lui, espressione del mondo di lingua tedesca, l'italiano da far governare nella capitale altoatesina, e città a grande maggioranza di lingua italiana; ma che appoggiava il sindaco di centrosinistra uscente (e non più rientrante) per discutibile opzione di coalizione: la Svp partito alleato della sinistra e delle sinistre?...
Il nome del sindaco sconfitto resterà legato al tentativo, anche quello bocciato due anni fa dagli elettori con un referendum, di cancellare «piazza della Vittoria» per introdurre, a Bolzano, il politicamente corretto e scorretto piazza della Pace. Ma già allora una parte degli altoatesini di lingua tedesca non seguì gli ordini di scuderia e salvò la memoria della Vittoria, votando esattamente come la parte larga e prevalente della comunità di lingua italiana.
Ieri come oggi, dunque, e chissà che non si apra una pagina nuova nella travagliata vicenda dell'Alto Adige. Una pagina che veda anche gli italiani finalmente protagonisti, invece che penultima ruota del carro autonomistico (l'ultima è la minuscola comunità ladina). Una pagina che consenta alla parte più illuminata del ceto medio di lingua tedesca, che ha espresso ed esprime fior di imprenditori nazionali e internazionali, di collaborare alla pari, senza complessi e senza rancori, con i governi di Bolzano e di Roma. Una pagina di svolta dopo trentatré anni di muro contro muro, di insopportabili quote etniche, di diritto di voto regionale e municipale calpestato per quattro anni consecutivi, di bilinguismo considerato come obbligo punitivo invece che risorsa e merito. Trentatré anni, dall'entrata del secondo e anacronistico statuto di autonomia speciale, che hanno mortificato l'equilibrio fra le tre comunità conviventi (la tedesca, l'italiana e la ladina), inducendo migliaia di italiani ad abbandonare l'Alto Adige, a dichiararsi di lingua tedesca al censimento, a protestare nell'urna votando ininterrottamente, dall'83 in avanti, per chi invocava con più forza il nome d'Italia e l'intervento del governo e del Parlamento. Non certo un'invocazione partitica né tantomeno ideologica ma semplicemente nazionale. Un continuo e silenzioso grido di dolore che i governi della Repubblica hanno ignorato, nonostante il dolore profondo di italianità ferita che testimoniava, e il modo civile in cui lo testimoniava: senza trasformare la propria condizione di disagio in vittimismo o, peggio, in risentimento «anti-tedesco». Da tempo la minoranza italiana dell'Alto Adige dimostra di saper e voler convivere in pace con i suoi conterranei e spesso «fratelli» di lingua tedesca. Il neo sindaco di Bolzano, Giovanni Benussi, ne è la prova lampante: italianissimo, essendo d'origine fiumana, ha sposato una signora di lingua tedesca, che è presidente della Croce Rossa. E lui è il presidente dell'Opera di San Vincenzo. Separatamente, hanno scelto il meglio delle due culture: la solidarietà.
Pertanto è davvero utile che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, vada presto a Bolzano, come è stato annunciato, ora che le elezioni sono finite e nessuno potrà accusarlo di propaganda. Ci vada per far dimenticare i trent'anni di indifferenza dei presidenti del Consiglio di ieri e ieri l'altro. L'ultimo a interessarsi seriamente della questione altoatesina, e ad aver incontrato a Bolzano l'intera classe dirigente della provincia senza prendere per oro colato il punto di vista della Svp, è stato Bettino Craxi.

Roba di vent'anni fa!
Se può, Berlusconi porti o preannunci agli altoatesini d'ogni lingua il piano di un «pacchetto di misure» per riequilibrare l'equilibrio che negli anni s'è spezzato. E lasci l'assicurazione che l'Italia non abbandona i suoi figli migliori quali sempre sono - ricordava Indro Montanelli -, i figli che stanno alla frontiera.
f.guiglia@tiscali.it

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