«Siamo in un momento di emergenza, occorre prendere delle decisioni». È l’appello accorato di Silvio Berlusconi ai leader europei che, nella notte discutono il piano di salvataggio della Grecia e dell’euro. Un appello che fa seguito a una lunga giornata di incontri, telefonate, contatti d’ogni genere, anche un colloquio mattutino con il presidente americano Barack Obama. Va in scena fra Roma e Bruxelles la «diplomazia dell’euro», protagonista il presidente del Consiglio. L’obiettivo è quello di dare «sostanza» alla dichiarazione che conclude il vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dei 16 Paesi dell’euro, in modo che lunedì i mercati sappiano che «dietro la moneta unica ci sono gli Stati».
Conclusa in piena notte: i Sedici hanno raggiunto l’intesa sugli aiuti ad Atene e agli altri Paesi dell’eurozona in difficoltà. Domani pomeriggio i ministri finanziari metteranno a punto i dettagli del piano.
Dai colloqui di Bruxelles, fa sapere il premier, emerge «piena condivisione» sulla necessità di prendere «misure chiare, concrete ed efficaci per difendere l’euro e rafforzare l’Europa. Oggi - spiega - non è più il momento di lanciare soltanto messaggi di buone intenzioni». Fra le ipotesi prospettate da Berlusconi, la creazione di un fondo europeo anti-speculazione, che scatti in maniera automatica quando un Paese si trovi nelle stesse condizioni della Grecia.
Sono quattro i «messaggi forti» del vertice di fronte a quella che il presidente della Bce, Trichet, definisce una «crisi sistemica»: un chiaro sostegno alla Grecia; un richiamo alla necessità di rafforzare la disciplina dei conti pubblici nei Paesi dell’euro, compreso l’impegno ad adottare, se necessario, nuove misure antideficit; l’impegno a rafforzare la governance dell’Unione monetaria; un monito ai mercati finanziari. Confermati i 110 miliardi di euro di aiuti finanziari ad Atene, approvati ieri da governi e Parlamenti dell’Eurozona.
Si lavora dunque alla creazione di un meccanismo di «intervento rapido» da parte della Bce, da mettere in piedi nel giro di pochi giorni, per aiutare altri Paesi euro che possano trovarsi in difficoltà, come il Portogallo o la Spagna. Il meccanismo potrebbe contare su «munizioni» per 600 miliardi, con l’emissione di titoli di debito europeo.
Il rischio maggiore del vertice era quello una «dichiarazione brodino», inefficace e priva di sostanza. Un rischio che l’Italia ha cercato di evitare con l’impegno personale del premier che, dopo una telefonata con Angela Merkel, ha visto Nicolas Sarkozy, lo spagnolo Zapatero, il portoghese Socrates, il presidente del Consiglio europeo Van Rompuy, il presidente della Commissione Barroso. Proprio quest’ultimo, scontento di una prima versione «non sufficientemente forte» del comunicato, ha chiesto un rinvio della cena-vertice per trovare le parole per indirizzare «un messaggio inequivocabile ai mercati». E il governo italiano, fin dal primo momento favorevole al pacchetto di aiuti per Atene, è stato protagonista del negoziato. «Il ruolo dell’Italia in queste ore è stato fondamentale», conferma Tremonti.
Anche gli Usa sono stati coinvolti nelle discussioni sul caso Grecia. Berlusconi, prima di partire per Bruxelles, ha sentito la Casa Bianca sollecitando un’azione coordinata contro le pressioni dei mercati. E Obama ha concordato sulla necessità di una «forte risposta» dei governi di fronte alla speculazione internazionale. I ministri finanziari del G7, riuniti in teleconferenza, hanno concordato di monitorare strettamente l’andamento dei mercati.
La lunga giornata «greca» di Berlusconi è incominciata con il via libera del Consiglio dei ministri alla quota italiana di aiuti
finanziari ad Atene. In tre anni il nostro Paese fornirà fino a 14,8 miliardi di euro, fino a 5,6 miliardi quest’anno. Soldi che tuttavia non incideranno sul deficit, ma sul debito (non conteggiati però ai fini di Maastricht).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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