
L'ennesimo colpo di scena sul caso di Garlasco è arrivato nel pomeriggio di ieri, quando con una nota stampa è stata comunicata la decisione dell'ex generale Luciano Garofano di uscire dal pool difensivo di Andrea Sempio, indagato per l'omicidio di Chiara Poggi. L'ex comandante dei Ris di Parma è stato per anni il consulente scientifico di Sempio, affiancando gli avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati nella difesa. È stato presente negli ultimi mesi durante le udienze dell'incidente probatorio e non ha mai dato segnali di poter essere in difficoltà. Tuttavia, all'improvviso, ha deciso di lasciare in conseguenza della "della mancata condivisione da parte della difesa" dell'indagato "dei suggerimenti tecnico scientifici forniti dal Generale (...) in merito allo svolgimento dell'incidente probatorio e alla possibile estensione dei temi oggetto di perizia".
Una motivazione criptica che, però, sembra voler allontanare soprattutto l'ipotesi che questo possa avere un qualche legame con i dubbi sorti in questi giorni circa una consulenza fatta da Garofano nel 2017 sulla consulenza Linarello, prodotta dalla difesa Stasi che, però, pare fosse secretata. A spiegare meglio le ragioni della decisione di Garofano è stato l'avvocato Lovati in collegamento con Porta a Porta poche ore dopo la notizia della remissione dell'incarico. Il legale di Sempio ha tenuto a premettere di non aver avuto ancora modo di parlare con Garofano, il che sembra lasciare intendere che l'avvocato non sia stato informato prima dell'ufficialità della notizia, e che quindi non aveva ancora certezza delle ragioni.
"So che lui ha avuto dei contrasti con l’avvocato Angela Taccia circa la mancata richiesta di far rientrare nell’incidente probatorio l’impronta 33, quella che è stata presa sulla scala che porta alla cantina della villetta Poggi, dove poi sappiamo che è stato ritrovato il cadavere di Chiara", ha spiegato Lovati, dando una contestualizzazione alla "mancata condivisione" di cui si è fatto cenno nel comunicato. "Secondo il dottor Garofano, accostandosi alla difesa della parte civile, l’avvocato Tizzoni, noi avremmo dovuto insistere perché questa questione dell’impronta 33 venisse dibattuta e decisa come il resto nell’ambito dell’incidente probatorio. Io ho dato disposizioni differenti, perché non ritenevo utile questa questione in questo momento, e quindi penso che le sue dimissioni siano state per questo", ha concluso l'avvocato.
La procura ha più volte rigettato la richiesta della famiglia Poggi, che rappresenta la parte offesa in questa nuova indagine, di inserire l'impronta 33 (attribuita a Sempio dai consulenti della procura e di Sempio) nell'incidente probatorio. Le motivazioni date dalla procura si basano sul fatto che, per motivi che ancora non sono stati chiariti, non esista più fisicamente il materiale relativo all'impronta, ossia l'intonaco grattato dal muro della parete della villetta. È ragionevole supporre che sia stato distrutto come prassi a seguito della condanna definitiva di Alberto Stasi, ma non è stato trovato il verbale di distruzione.
Tuttavia, a fronte di questo, le analisi possono essere condotte solamente tramite fotografie ed esperimenti giudiziari, motivo per il quale non si tratta di esami irripetibili, come sono invece quelli ammessi dalla procura nell'incidente probatorio.