Cronaca giudiziaria

Finisce a processo, ma a spacciare era il gemello. Assolto dopo tre anni

Un trentacinquenne straniero era finito a processo per spaccio e lesioni, con l'accusa di aver venduto eroina ad un ventenne di Rimini poi finito in coma. A tre anni dai fatti, è però stato assolto: il vero spacciatore era a quanto pare il fratello gemello, il quale aveva approfittato della situazione

Finisce a processo, ma a spacciare era il fratello gemello. Assolto dopo tre anni

Era finito a processo con l'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti e lesioni. Secondo le accuse rivoltegli, avrebbe venduto eroina ad un ragazzo di 20 anni che finì in coma dopo averla assunta. Si trattava però di un errore: a cedere la droga al giovane non fu l'imputato, bensì il fratello gemello dello stesso, per uno scambio di persona accertato a mesi e mesi di distanza dai fatti. Protagonista della vicenda surreale che arriva da Rimini è un uomo di 35 anni originario dell'Africa del Nord, assolto da ogni accusa per un episodio che risale al 2020. Stando a quanto riportato dal sito online RiminiToday, tutto iniziò circa un triennio fa, quando un ventenne venne ricoverato presso l'ospedale riminese a seguito di un'overdose. Come da prassi consolidata in casi del genere, vennero immediatamente allertate le forze dell'ordine e dalle successive indagini emerse come la droga assunta dal giovane fosse stata "tagliata" con una sostanza tossica.

Un fratello regolare, l'altro spacciatore

Quest'ultimo, dopo essersi ripreso, fornì agli inquirenti il contatto telefonico del presunto pusher che gli aveva fornito la merce. E l'intestatario dell'utenza della scheda sim risultava essere proprio il trentacinquenne straniero, poi finito sul banco degli imputati. Rintracciato dagli investigatori, l'uomo aveva sempre sostenuto di non sapere nulla nè della droga nè dell'overdose. Davanti a quelli che apparivano indizi schiaccianti, venne comunque incriminato. Anche se il diretto interessato aveva subito intuito il motivo dell'equivoco e lo avrebbe fatto presto presente anche agli operatori: non fu lui, che lavora regolarmente in Italia, a vendere l'eroina. A suo avviso, il colpevole era il gemello omozigote in tutto e per tutto simile a lui (privo però del permesso di soggiorno) che aveva deciso di darsi allo spaccio.

Il furto di indentità

Secondo il magrebino quindi, il "gemello spacciatore" avrebbe approfittato della situazione per rubargli l'identità, sfruttandone la sim. Una storia che sembra tratta da un film, non priva di tratti surreali. Eppure era la verità, a quanto pare: i legali della difesa sono riusciti a dimostrare l'errore giudiziario consistente nello scambio di persona, partendo dal fatto che l'imputato non si trovasse nemmeno nella città della Romagna il giorno del ricovero del giovane. E alla luce delle prove emerse, nelle scorse ore il nordafricano è stato assolto con formula piena. Anche se sono serviti, a quanto sembra, circa tre anni per arrivare al verdetto.

A questo punto, dovrebbe però aprirsi il procedimento giudiziario nei confronti del gemello: gli atti sono infatti stati trasmessi alla procura di Rimini, affinché possa valutare eventuali accuse.

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