Cronaca giudiziaria

Processo Mollicone, parlano gli imputati assolti in primo grado

L'intervista al giallista Casazza su Cronaca Vera: siamo innocenti, contro di noi zero prove

Processo Mollicone, parlano gli imputati assolti in primo grado

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Il 26 ottobre è iniziato il processo di appello per l’omicidio di Serena Mollicone. Alla sbarra ci sono il maresciallo Franco Mottola, sua moglie Annamaria, il figlio Marco e due carabinieri della caserma di Arce, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano.

Nel luglio 2022 sono stati assolti: un verdetto che ha sorpreso l’opinione pubblica, sospinta da una potente stampa copevolista che si è infranta al processo.
La verità sulla morte della ragazza uccisa ad Arce nel 2001 è ancora lontana? Vent'anni fa il processo contro Carmine Belli, considerato l'assassino dalla Procura, si è concluso con l'assoluzione in tutti i tre gradi di giudizio. Alcuni dei consulenti di Belli fanno parte oggi del pool di legali - Francesco Germani, Mauro Marsella, Piergiorgio Di Giuseppe ed Enrico Meta - che si batte per scagionare i Mottola e i due carabinieri, come spiega al giallista Bruno Casazza su Cronaca Vera il coordinatore del pool difensivo, il criminologo Carmelo Lavorino: "Ci sono tre impronte digitali repertate sulla scena criminis, appartenenti senz’altro all’assassino o a un suo complice, ma non corrispondono a nessuno degli imputati".

È il maresciallo Franco Mottola a rivendicare la sua innocenza contro "una spaventosa e incivile campagna calunniosa". Secondo il carabiniere, chi sostiene che Serena Mollicone sia stata vista in caserma il giorno della scomparsa, come l'agente Santino Tuzi (morto suicida) "ha mentito perché pressato psicologicamente".
Tutto l'impianto accusatorio è stato demolito in primo grado, sebbene secondo gli imputati nell'opinione pubblica l'assoluzione sia stata percepita come ingiusta. In tanti ricordano il tentativo di linciaggio contro gli imputati alla lettura della sentenza di assoluzione.

"Tutto questo accanimento contro di noi e questa caccia alle streghe suonano d’offesa alla giustizia, al buon senso ed anche alla povera Serena, a suo padre Guglielmo ed ai suoi famigliari i quali hanno diritto a una verità vera, non di comodo".

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