Adesso è scontro frontale tra le Procure di Brescia e Pavia e l'ex procuratore Mario Venditti, indagato per corruzione e peculato, indicato dai colleghi come il centro di un sistema di giustizia deviata culminato con l'insabbiamento delle indagini su Andrea Sempio per il delitto di Garlasco. Venditti non aveva mai nascosto la sua indignazione per il trattamento riservatogli dai suoi colleghi, culminato con la perquisizione e i sequestri dall'alba del 26 settembre. E ieri per il 72enne pensionato arriva il momento della riscossa. Il tribunale del Riesame di Brescia asfalta i decreti chiesti dai pm e ordina la restituzione a Venditti degli undici dispositivi elettronici prelevati durante il bliz. Di fatto, una sconfessione piena dell'operato delle tesi dell'accusa. La reazione di Venditti non si fa attendere. Il dissequestro, dice, «è l'ulteriore dimostrazione della totale illegittimità» delle iniziative contro di lui, e poi l'affondo: la Procura di Brescia, «pur di perseguire l'obiettivo di sottopormi ad una perquisizione infamante ed espormi in questo modo al pubblico
ludibrio dopo oltre 40 anni di carriera specchiata, non ha esitato a falsificare le carte». L'avvocato di Venditti, Domenico Aiello, fa sapere di essere pronto a denunciare per falso i vertici dell'ufficio inquirente bresciano, guidato dal procuratore Francesco Prete.
Il brusco innalzamento dello scontro arriva dopo un braccio di ferro durato oltre un mese sulla sorte degli apparecchi sequestrati a Venditti, di cui già una volta il tribunale aveva ordinato la restituzione ma andando a sbattere contro due nuovi decreti di sequestro chiesti e ottenuti dalla Procura: uno in relazione all'indagine sul delitto di Garlasco, con Venditti accusato di essersi fatto corrompere con decine di migliaia di euro dal padre di Sempio, e uno per il cosiddetto «Sistema Pavia», la rete di relazioni occulte e di favori con i potentati locali che vedeva coinvolti politici, imprenditori e uomini delle forze dell'ordine.
È questo secondo provvedimento a essere stato annullato ieri dal Riesame. Azzerati sia il sequestro che la perquisizione: dato importante perché - in attesa del deposito delle motivazioni - fa ipotizzare che i giudici abbiano ritenuto insussistenti gli elementi a carico di Venditti indicati dalla Procura sia nel decreto che nel materiale depositato in vista dell'udienza. Stessa decisione per Paolo Mazza, il pm milanese che ha lavorato a lungo
con Venditti a Pavia, pure lui colpito da perquisizione e sequestro: tutto annullato. La Procura e la Guardia di finanza dovranno riconsegnare anche i dati prelevati nel frattempo da tutti i supporti sotto sequestro: se vi hanno scovato elementi utili alle indagini, non potranno esser utilizzati.
E Garlasco? L'indebolimento delle accuse a Venditti sul «Sistema Pavia» non fa venire meno l'accusa di corruzione in atti giudiziari mossa all'ex procuratore e al padre di Sempio, autore del famoso appunto «Venditti Gip archivia per 20/30 euro», sorretta anche dalle intercettazioni in cui i familiari dell'indagato si affannavano a trovare i soldi per «quei signori». Ma se Venditti non era al centro del «Sistema Pavia» diventa più difficile immaginare che per farsi comprare abbia scelto proprio l'indagine su Garlasco.
Sulla scena irrompe quanto dichiarato a Ore14 dal difensore di Massimo Lovati, ex legale di Sempio, intervistato ieri nella trasmissione Quarto Grado di Giianluigi Nuzzi, su Retequattro: quando il papà dell'indagato parlava di «quei signori» da pagare si riferiva ai carabinieri.