Per la prima volta le nuove indagini sul delitto di Garlasco arrivano all'esame di un giudice: e per i pm che puntano a rileggere in profondità la morte di Chiara Poggi e le inchieste che ne seguirono è una vittoria quasi completa. Il tribunale del Riesame di Brescia conferma il decreto che venerdì 26 settembre aveva fatto fare un salto di qualità alla indagine bis sul delitto di Garlasco: la perquisizione che insieme ad altri protagonisti del caso aveva colpito Mario Venditti, ex procuratore della Repubblica di Pavia, indagato per corruzione in atti giudiziari per avere archiviato frettolosamente le prime indagini su Andrea Sempio. Gli elementi che avevano portato la Procura di Brescia, d'intesa con quella di Pavia, a indagare e perquisire Venditti vengono ritenuti sufficienti dal Riesame a motivare la perquisizione. Sul tavolo non c'è solo l'appunto trovato a casa dei genitori di Sempio, dove si citavano Venditti e «20.30 euro»
per l'archiviazione dell'indagine: ci sono anche gli interrogatori compiuti nei giorni successivi alla perquisizione, e che per la Procura dimostrano come il vorticoso giro di soldi in contanti sui conti dei Sempio non sia giustificabile con le «spese legali» che la famiglia dice di avere sostenuto. Quei soldi, dice la Procura di Brescia, sono una tangente in cambio del salvataggio di Andrea dall'accusa di avere ucciso Chiara Poggi. Di avere commesso il delitto per cui invece è stato condannato Alberto Stasi, alla cui ingiusta carcerazione il vero assassino assisterebbe da dieci anni.
L'unica soddisfazione per Venditti e il suo difensore Domenico Aiello è la restituzione, disposta dal Riesame, dell'ingente materiale informatico sequestrato a casa dell'ex magistrato: un iPhone, cinque iPad, due portatili e due chiavette Usb. Sono i dispositivi di cui Venditti ha rifiutato di consegnare le chiavi d'accesso dopo che la Guardia di finanza non aveva garantito che sarebbero stati prelevati solo i documenti relativi al delitto di Garlasco. Il sequestro viene annullato probabilmente (le motivazioni non sono ancora state rese note) proprio perché non era ammissibile una caccia indistinta a tutti i contenuti. Nelle due pagine di provvedimento depositato ieri dal presidente del Riesame Giovanni Pagliuca si fa l'elenco meticoloso degli apparati da restituire a Venditti «unitamente
ai dati eventualmente estrapolati dagli stessi». Ma la conclusione è netta: «Conferma il decreto nel resto».
La restituzione di computer e telefoni è sufficiente al difensore di Venditti per cantare vittoria, «il tribunale di Brescia ha, con coraggio, applicato le regole del gioco, non si può andare a casa di un privato cittadino e sequestrare ogni cosa senza dire cosa si cerca», dice Aiello, tornando a lanciare l'appello perché cessi la persecuzione di Venditti. Colpevole solo «di avere ritenuto giusto archiiviare un'ipotesi di concorso di omicidio sprovvista di prova». Ma è chiaro che se il Riesame avesse ritenuto inconsistenti gli elementi a carico di Venditti avrebbe annullato per intero il decreto di perquisizione, che invece convalida, e non solo il sequestro degli apparecchi elettronici.
Di fatto, è un input alle Procure di Brescia e Pavia per andare avanti sulla strada intrapresa, in un caso giudiziario destinato a
durare ancora a lungo e arricchitosi ieri di un nuovo personaggio: è Liborio Cataliotti, nominato da Sempio difensore al posto di Massimo Lovati. Cataliotti è noto per essere stato in passato il difensore di Wanna Marchi.