Il sangue, la Sindrome di Renfield, le perversioni sessuali. Così Peter Kürten diventò il vampiro di Düsseldorf

Il serial killer tedesco ha commesso almeno 30 omicidi tra uomini, donne e bambini, ma il bilancio potrebbe essere molto più elevato

Il sangue, la Sindrome di Renfield, le perversioni sessuali. Così Peter Kürten diventò il vampiro di Düsseldorf

È legato a Peter Kürten il primo utilizzo della definizione "assassino seriale" (Serienmörder), risalente al 1930 da parte del criminologo tedesco Ernst Gennat. Lui, ribattezzato il “vampiro di Düsseldorf”, scatenò il panico in Germania alla fine degli anni Venti con una serie di omicidi efferati, trenta secondo gli esperti, anche se il bilancio potrebbe essere molto più elevato. Soffriva della sindrome di Renfield, ossia raggiungeva l’eccitazione e il climax sessuale solo attraverso l’ingestione del sangue delle sue vittime. E anche per questo motivo è passato alla storia come uno dei criminali più brutali di sempre.

Infanzia e adolescenza

Peter Kürten nasce il 26 maggio del 1883 nel Distretto di Mülheim in una famiglia povera, segnata dalla violenza domestica. Il padre, alcolizzato, picchia la moglie e costringe la donna a subire abusi sessuali davanti ai figli. Fin da bambino, Kürten mostra segni di squilibrio e comportamenti aggressivi. A nove anni, nel 1892, uccide un coetaneo fingendo di annegare e trascinandolo sott’acqua quando l’amico tenta di salvarlo. Durante l’adolescenza, stringe amicizia con un vicino accalappiacani che lo inizia a pratiche sessuali e alla crudeltà verso gli animali. È in questi anni che il ragazzo inizia ad associare la violenza al piacere fisico, un legame che caratterizzerà tutta la sua vita criminale

Il primo omicidio

Il primo omicidio noto risale al 25 maggio 1913. Entrato in una locanda con l’intento di rubare, Kürten trova una bambina di dieci anni addormentata. La soffoca, la colpisce e abusa del corpo, poi le taglia la gola e ne beve il sangue. Dopo questo delitto, passa diversi anni tra carceri e riformatori, fino a tornare in libertà e stabilirsi a Düsseldorf.

Peter Kürten diventa il "vampiro di Düsseldorf"

Tra il 1929 e il 1930, la città tedesca viene attraversata da una serie di delitti che gettano nel panico la popolazione. Kürten uccide uomini, donne e bambini con modalità diverse, ma sempre caratterizzate da un’elevata brutalità. In un’occasione pugnala tre uomini; in un’altra, violenta e uccide una bambina, per poi tornare sul luogo del delitto il giorno successivo. L’assassino, racconterà poi, prova eccitazione nel rivivere la scena del crimine. “Percepire così tanto terrore e preoccupazione tra la popolazione”, la sua visione, “era estremamente eccitante e mi faceva sentire onnipotente”.

Nel 1930, due bambine di cinque e sette anni vengono attirate in un bosco mentre tornano a casa da una festa. Kürten si avvicina e chiede alla maggiore: "Potresti andare a comprarmi un pacchetto di sigarette? Nel frattempo io starò attento alla tua sorellina". Durante la sua assenza, l’uomo uccide la più piccola. Quando la sorella torna, trova solo Kürten, che la trascina tra gli alberi e la decapita.

L’arresto e la confessione

L’ultimo omicidio avviene poco tempo dopo. La vittima è una giovane donna che rifiuta di avere rapporti con lui. “Muori allora!” le urla Kürten, prima di colpirla a pugnalate. Dopo quell’episodio, le sue aggressioni non portano più alla morte delle vittime, che riescono a salvarsi. Capendo che la polizia è ormai vicina, Kürten decide di costituirsi. Propone alla moglie di denunciarlo in modo che possa riscuotere la taglia prevista per la sua cattura. Viene arrestato il 24 maggio 1930 e confessa gran parte dei delitti. Al processo, gli esperti psichiatrici ne tracciano il profilo di un individuo lucido, capace di intendere e di volere.

La condanna a morte

Il tribunale lo condanna alla decapitazione. La sera prima dell’esecuzione, il 1º luglio 1931, Kürten chiede una Wienerschnitzel, patatine fritte e una bottiglia di vino bianco. Mangia tutto con appetito e chiede una seconda porzione, che gli viene concessa. Alle sei del mattino del 2 luglio, nel cortile della prigione di Klingelputz a Colonia, il boia Carl Gröpler esegue la condanna. Kürten viene accompagnato dallo psichiatra del carcere e da un sacerdote.

Poco prima di morire, rivolge al medico una domanda che resta celebre nei verbali dell’epoca: "Mi potrebbe dire se una volta che la mia testa è stata tagliata sarò ancora in grado di sentire il suono del mio sangue uscire dal ceppo del collo? Questo sarebbe il piacere di tutti i piaceri".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica