In Belize, tra la fine degli anni Novanta e l’anno Duemila, si sono verificati una serie di omicidi efferati che scuotono la nazione caraibica e restano tutt’oggi irrisolti. Al centro di questa vicenda c’è un sospetto serial killer non identificato, soprannominato Jack the Butcher - o anche lo "Strangolatore del Belize" - ritenuto responsabile della scomparsa, dello stupro e dell’omicidio di almeno cinque ragazze adolescenti nel distretto di Belize City.
Le vittime di Jack the Butcher
La prima vittima è Sherilee Nicholas, tredicenne che il 8 settembre 1998 scompare mentre torna a casa da scuola. Il suo corpo viene ritrovato il 9 ottobre lungo la George Price Highway, in una pozza d’acqua. Era stata pugnalata più di 40 volte alla testa e al petto, una delle sue braccia è quasi recisa, presenta profonde ferite da taglio e segni di violenza sessuale. Le circostanze fanno discutere: indossava, infatti, gli abiti di un’altra ragazza sparita pochi giorni prima. Quella bimba è Jay Blades, di 9 anni, i cui resti vengono recuperati sei mesi dopo, insieme allo zaino di Sherilee.
Segue la scomparsa il 23 marzo 1999 di Jackie Fern Malic, dodicenne che viene trovata due giorni dopo in una pozzanghera lungo una strada sterrata al margine della zona in cui era stato rinvenuto il cadavere di Sherilee. Anche lei è pugnalata più volte e presenta il braccio sinistro reciso. Il 26 giugno 1999 a scomparire è Erica Wills, di 8 anni. Poco meno di un mese dopo, il 18 luglio, i suoi resti vengono individuati dietro una cava a Gracie Rock, a circa 25 chilometri da Belize.
Infine, l’ultima vittima attribuita al presunto killer è Noemi Hernandez, 14 anni, scomparsa il 15 febbraio 2000 mentre fa una commissione in Mosul Street. Il suo corpo mutilato viene trovato nove giorni dopo su un tumulo sabbioso lungo il fiume Belize: molte parti mancanti, diverse coltellate al viso e al collo. Il padre la identifica dai blue jeans indossati.
L’insieme dei casi presenta un modus operandi apparentemente coerente: ragazze giovani, mezzi di accesso forse facilitati, mutilazioni e uso di strumenti taglienti con precisione tale da far pensare che l’autore o gli autori abbiano conoscenze chirurgiche o abbiano accesso a strumenti professionali. Prima dell'omicidio, il consumo di alcol e droghe, nonchè la violenza sessuale.
Le indagini
Le indagini sono complesse fin dall’inizio. Le autorità bieliziane ricevono assistenza internazionale, tra cui quella della Federal Bureau of Investigation (FBI) e della Scotland Yard. Vengono reclutati anche profiler. Nonostante ciò, ad oggi non è stata emessa alcuna condanna per questi omicidi, e il caso è considerato uno dei più inquietanti cold case del Belize.
Tra i sospetti, uno dei nomi principali è quello di Michael Williams, un meccanico di Belize City che viveva nei pressi della famiglia di Jackie Malic. Viene arrestato per l’omicidio di Jackie, ma mentre è in custodia la ragazza Erica Wills scompare: questo, insieme a un alibi e alla mancanza di prove concrete, porta al suo proscioglimento.
Un’altra pista più remota riporta al serial killer statunitense Lonnie David Franklin Jr. (conosciuto come “The Grim Sleeper”). Alcune circostanze — tra cui il suo matrimonio con una donna del Belize e il ritrovamento di un suo furgone nel paese — sollevano sospetti su un eventuale coinvolgimento anche nei casi del Paese centramericano, ma nessun legame concreto viene mai formalizzato.
Belize in preda al panico
Le uccisioni provocano panico e tensione nella nazione. Parliamo di un Paese di 400 mila anime, con un tasso di criminalità non banale ma non tale da paventare l'esistenza di un assassinio seriale. Le autorità impongono il coprifuoco per i minori e dispongono guardie davanti alle scuole nel tentativo di rassicurare la popolazione. Il fatto che le vittime siano tutte giovani e che le modalità siano brutali amplifica la paura e il senso di insicurezza.
Nei mesi successivi all’ultimo omicidio, emergono segnalazioni di un uomo che guida una macchina rossa con una calza sul volto, che avrebbe tentato di rapire giovani ragazze: tuttavia tale figura non viene mai identificata o collegata formalmente alle indagini. Da un punto di vista investigativo, il presunto uso di uno stesso strumento in tutti i casi e la precisione dei tagli sui corpi fanno ritenere agli esperti che l’autore possa avere una formazione in medicina o accesso a strumenti chirurgici. Questo porta a ipotizzare anche l’esistenza di più di un individuo coinvolto o di un complice.
Un mistero senza fine
Ad oggi il caso rimane aperto e irrisolto.
Nonostante i progressi in ambito forense – tra cui l’apertura di un laboratorio per cold case in Belize che include la possibilità di analizzare Dna residuo – non è stata annunciata alcuna svolta decisiva riguardo agli omicidi attribuiti a Jack the Butcher. Le famiglie delle vittime continuano a cercare giustizia e il caso resta emblematico della fragilità dei sistemi investigativi in contesti dove le risorse operative e forensi sono limitate.