Cronaca locale

Arrestati il neomelodico Tony Colombo e la moglie: maxi blitz dei carabinieri a Napoli

Secondo gli inquirenti i due avrebbero finanziato l’attività criminale del clan di camorra Di Lauro con una cifra complessiva di 500mila euro

Tony Colombo con la moglie Tina Rispoli
Tony Colombo con la moglie Tina Rispoli
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Il blitz all’alba dei carabinieri del Ros di Napoli, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, ha permesso di eseguire ben ventisette misure cautelari nei confronti di persone gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata, violenza privata aggravata, associazione a delinquere finalizzata alle turbative d'asta aggravata agevolata, associazione a delinquere aggravata dall'aver agevolato un clan mafioso e dal carattere della transnazionalità finalizzata al contrabbando dei tabacchi lavorati esteri. Tra gli indagati anche il cantante neomelodico Tony Colombo. Contestualmente è stato eseguito un provvedimento di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 8 milioni di euro.

Il coinvolgimento del neomelodico

A finire nel mirino della giustizia, quindi, anche il noto artista originario di Palermo Tony Colombo e la moglie Tina Rispoli, vedova del boss Gaetano Marino. Secondo gli inquirenti i due avrebbero finanziato l’attività criminale del clan di camorra Di Lauro con una cifra complessiva di 500mila euro. Non è la prima volta che la coppia, che ha un grosso seguito a Napoli, finisce nell’occhio del ciclone. Due anni fa Colombo e Rispoli vennero accusati di trasferire in maniera illecita denaro alla criminalità organizzata e per questo motivo subirono il sequestro di 80mila euro, di un appartamento, due box auto e di due vetture. Ancora non si era spento l’eco delle nozze della coppia, avvenute nel 2019 in un clima sfarzoso. Per aver bloccato il traffico del quartiere con la loro cerimonia i due dovettero pagare una multa salata emessa dalla polizia locale di Napoli. Fu aperta anche un’inchiesta giudiziaria sull’episodio, successivamente archiviata dalla procura della Repubblica.

L’operazione delle forze dell’ordine

Tra i destinatari delle misure cautelari emesse dal gip di Napoli su richiesta della procura partenopea (pm Maurizio De Marco e Lucio Giugliano) figura anche un autista che prestava servizio per la Direzione distrettuale antimafia, in passato sottoposto a una perquisizione. Al dipendente del ministero della Giustizia il Ros e i carabinieri di Napoli, insieme con gli inquirenti, contestano, tra l'altro, il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Per l'indagato il giudice ha disposto l'arresto in carcere. Le investigazioni hanno avuto lo scopo di ricostruire l'operatività del clan Di Lauro nell'arco di tempo tra il 2017 ed il 2021, in continuità rispetto alle indagini per la cattura del latitante Marco Di Lauro (arrestato il 2 marzo 2019).

L’inchiesta

Le indagini hanno documentato la ristrutturazione organizzativa della consorteria, pur nel rispetto delle tradizionali regole imposte da Paolo Di Lauro (“Ciruzzo o milionario”, detenuto al 41bis O.P. dal 2005 e non indagato, ndr), tra cui l'assunzione del comando da parte del fratello maggiore d'età non detenuto. Il risultato dell’inchiesta ha confermato la "svolta imprenditoriale" del clan Di Lauro che, abbandonando quasi del tutto l'opzione militare, che ha visto la consorteria soccombente rispetto agli Scissionisti nelle sanguinose faide per il controllo del territorio e delle piazze di spaccio. In questa prospettiva si collocano le attività imprenditoriali e finanziarie, con ingenti investimenti nel settore delle aste giudiziarie immobiliari, in cui gli affiliati ponevano in essere condotte di turbata libertà degli incanti, attraverso minacce rivolte ad altri partecipanti per costringerli a non presentarsi, permettendo di fatto agli emissari del sodalizio di aggiudicarsi gli immobili, la cui successiva rivendita avrebbe finanziato le ulteriori attività illecite del sodalizio.

La joint venture

Nel contesto, veniva rilevata una sorta di joint venture, ovvero una vera e propria alleanza organica o partnership, quale forma di stretta collaborazione tra varie organizzazioni operanti a Secondigliano, come i Licciardi e la Vinella Grassi, finalizzata al raggiungimento di comuni interessi economici come l'aggiudicazione di aste immobiliari ovvero l'intervento per la revoca di richieste estorsive rivolte a imprenditori vicini al clan Di Lauro da parte di terze organizzazioni criminali. Gli investimenti in attività meno rischiose rispetto al passato hanno anche riguardato la costituzione di alcune società fittiziamente intestate a terzi (ora sottoposte a sequestro), attraverso cui l'organizzazione gestiva una nota palestra, una sala scommesse e alcuni supermercati nonché il settore del contrabbando dei tabacchi lavorati esteri.

Il traffico internazionale di tabacchi

In quest'ultima attività illecita è stata cristallizzata l'esistenza di un'associazione a delinquere, stabile e transnazionale, diretta dal clan Di Lauro, finalizzata al traffico di tabacchi, con importazioni da Paesi dell'Est europeo, quali Bulgaria e Ucraina di circa 1.500 chili di sigarette, caratterizzata da un sistema di distribuzione sul mercato campano, attraverso una rete di grossisti che rifornivano, in conto vendita, i rivenditori al dettaglio e da cui, settimanalmente, venivano prelevate le somme di denaro relative al pagamento delle forniture.

L'aspirazione imprenditoriale del clan Di Lauro ha riguardato anche investimenti in società di abbigliamento e l'ideazione di un brand registrato con marchio “Corleone”, oltre che nella realizzazione di una bevanda energetica denominata “9 mm”, evocativi e quasi ammiccanti al mondo della criminalità organizzata, da rivendere nel territorio nazionale ovvero esportare all'estero.

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