
È stato un vero incubo quello vissuto da Paolo, il ragazzo di 14 anni che lo scorso 10 settembre ha deciso di farla finita, uccidendosi con il filo di uno strummolo. I funerali dell'adolescente si sono celebrati con lacrime e dolore: adesso non rimane altro che fare giustizia per questo giovane, e cercare di fare in modo che simili tragedie non si ripetano più.
Le parole della famiglia, in particolare del fratello del 14enne sono chiare: Paolo ha scelto il suicidio perché i continui episodi di bullismo subiti lo avevano logorato. La procura di Cassino ha aperto un'inchiesta per istigazione al suicidio e i primi dati che emergono dalle indagini sono angoscianti. I bulli avevano coniato dei nomignoli per deriderlo. Lo chimavano "Nino D'Angelo" e "Paoletta". Sembra che nessuno prendesse le sue parti, e lo proteggesse. Il quadro ricostruito fino ad ora parla di un rapporto difficile con i compagni, ma anche con i docenti.
"Quella stessa sera avevamo cenato insieme. Paolo poi è andato in camera sua, ha chattato con la sorella, preparato lo zaino e scritto cosa avrebbe dovuto portare sul diario. Non era triste", è quanto raccontato dal padre, come riportato dal Corriere. Tuttavia, lo stesso genitore poi aggiunge: "Da un po' di tempo ripeteva: 'Che palle, devo tornare a scuola'. E forse il motivo di quanto accaduto sta proprio lì".
La famiglia da tempo stava cercando di aiutare e tutelare il ragazzo, inoltrando segnalazioni e denunce, ma nulla sarebbe accaduto. Paolo avrebbe cominciato a subire atti di bullismo dai tempi delle elementari, e già all'epoca i genitori sporsero denuncia ai carabinieri. "Un bambino si presentò con un coltello in classe dicendo che voleva ammazzarlo, mentre una maestra anziché prendere il controllo della situazione, incitava gli alunni dicendo: 'Rissa, rissa'. Questa denuncia è stata poi archiviata". Un racconto a dir poco agghiacciante.
Paolo viene descritto come un ragazzino educato, molto rispettoso. Un giovane che, in caso di problemi in classe, riferiva tutto. Un atteggiamento che indispettiva i compagni, che lo chiamavano anche "spione".
Nella speranza di fare luce su questa triste vicenda, gli inquirenti hanno sequestrato i dispositivi elettronici
dei compagni di scuola. Sotto sequestro anche le consolle dei videogiochi. Informato dei fatti, il ministro Valditara ha disposto due ispezioni negli istituti frequentati dal ragazzo, medie e superiori.