La famiglia del bosco e i tre bambini trasferiti in comunità: tensioni istituzionali e polemiche politiche

Il Tribunale per i minorenni dell’Aquila dispone l’allontanamento dei piccoli dalla casa nel bosco di Palmoli. La madre potrà restare con loro nella comunità educativa. Salvini attacca: "Vergognoso"

La famiglia del bosco e i tre bambini trasferiti in comunità: tensioni istituzionali e polemiche politiche
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Il Tribunale per i minorenni dell’Aquila ha disposto l’allontanamento dei tre bambini della famiglia anglo-australiana che vive in un rudere e in una roulotte nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti. L’esecuzione del provvedimento è avvenuta ieri con l’intervento degli assistenti sociali e delle forze dell’ordine. La decisione, si legge nell’ordinanza, non nasce dal rischio di una compromissione del diritto all’istruzione, come inizialmente si pensava, ma dal "pericolo di lesione del diritto alla vita di relazione", tutelato dall’articolo 2 della Costituzione. Secondo i giudici, la mancanza di rapporti con coetanei e di un contesto sociale strutturato "può produrre gravi conseguenze psichiche ed educative" in bambini di età compresa fra i sei e gli otto anni.

Tutelare l'incolumità fisica dei minori

A ciò si aggiunge, secondo il Tribunale, la necessità di tutelare l’incolumità fisica dei minori: l’abitazione è priva di agibilità, utenze, impianti sicuri, e si trova in condizioni di rischio strutturale e igienico-sanitario. Decisivo anche il rifiuto dei genitori di consentire verifiche e trattamenti sanitari obbligatori per legge. I bambini resteranno nella comunità educativa indicata dall’autorità giudiziaria, affiancati dalla madre. Contestualmente è stato nominato un tutore provvisorio, l’avvocato Maria Luisa Palladino.

Una condotta inadeguata

Nel provvedimento si fa riferimento anche a "nuove condotte genitoriali inadeguate" a proposito della divulgazione che le vicende del procedimento hanno avuto attraverso i mezzi di comunicazione di massa "con diffusione di dati idonei a consentire l'identificazione dei minori, diretta, anche attraverso foto che li ritraggono". Secondo i giudici "con tale comportamento i genitori hanno dimostrato di fare uso dei propri figli allo scopo di conseguire un risultato processuale ad essi favorevole, in un procedimento de potestate nel quale essi assumono una posizione processuale contrapposta a quella dei figli e in conflitto di interessi con gli stessi".

Una storia iniziata con un’intossicazione da funghi

La vicenda era emersa lo scorso anno, dopo il ricovero dei tre piccoli per un’intossicazione da funghi selvatici. Quel caso aveva portato i carabinieri a effettuare un sopralluogo nell’abitazione, sfociato in una segnalazione alla procura minorile dell’Aquila e nella sospensione della potestà genitoriale. I bambini erano però rimasti con la famiglia, fino al nuovo provvedimento cautelare. Intanto, quasi 31mila persone hanno firmato una petizione online chiedendo che la famiglia possa continuare a vivere unita nella casa nel bosco.

La reazione della politica: Salvini all’attacco

La decisione del Tribunale ha provocato immediate reazioni politiche. Il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini ha definito la vicenda "vergognosa", promettendo di seguire personalmente il caso. "Da genitore e da italiano - ha dichiarato - mi vergogno. Qui lo Stato entra nel merito delle scelte di vita private di due genitori che hanno deciso di vivere nella natura. E intanto nessuno interviene dove ci sono bambini davvero abbandonati, come nei campi rom". Le parole di Salvini hanno ampliato il dibattito su diritti dell’infanzia, libertà educativa e limiti dell’intervento pubblico nelle scelte di vita non convenzionali.

La voce del padre: "Abbiamo perso tutto"

"Mi sento totalmente vuoto". È la prima reazione di Nathan, il padre dei tre bambini, in un’intervista concessa al quotidiano Il Centro. "È ingiusto. Perché togliere i bambini da un luogo dove c'è felicità? Viviamo nella natura, siamo una famiglia felice. Non capisco perché si stia distruggendo la vita di cinque persone". L’uomo racconta il trauma dell’allontanamento: i figli, dice, "hanno sofferto enormemente", portati via "velocemente" per essere condotti "in un posto che non conoscono". L’intervista integrale sarà trasmessa su Rete8 in due puntate speciali del programma Zoom, storie del nostro tempo.

L'avvocato: "Nella sentenza scritte falsità"

"Nella sentenza di ieri sono state scritte falsità. I provvedimenti non si commentano ma si impugnano, per questo faremo ricorso". A renderlo noto è Giovanni Angelucci, l'avvocato della famiglia che vive nel bosco in Abruzzo. "Sono andati in cortocircuito - continua il legale -. Nell'ordinanza si insiste ancora sull'istruzione dei minori che, secondo i giudici, non avrebbero l'autorizzazione all'home schooling. Alla più grande viene anche contestato l'attestato di idoneità per il passaggio alla classe terza perché non ratificato dal ministero. Attestato che, invece, c'è ed è anche protocollato".

Una vicenda che divide: infanzia, natura e tutela pubblica

Il caso della "famiglia del bosco" di Palmoli continua a sollevare interrogativi e a dividere l’opinione pubblica.

Sullo sfondo restano temi complessi: la libertà di scegliere stili di vita alternativi, i diritti dei minori, i limiti dell’autonomia genitoriale e il ruolo dello Stato nel garantire sicurezza, salute e relazioni sane ai bambini. Mentre la famiglia si prepara al periodo di osservazione nella comunità educativa, il confronto politico e sociale intorno alla vicenda non accenna a placarsi.

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