Cronaca locale

Ostia, la maestra aggredita da una donna del clan Spada sarà trasferita

La docente era stata aggredita dalla madre di un alunno che aveva rimproverato. Si trattava di una donna legata al clan Spada. Adesso l'insegnante ha paura

Ostia, la maestra aggredita da una donna del clan Spada sarà trasferita

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Ha destato grande scalpore l'episodio avvenuto in una scuola elementare di Ostia (Roma), dove una maestra è stata aggredita dalla madre di uno dei suoi allunni perché aveva rimproverato il bambino. La madre del minore, infatti, l'aveva attesa fuori dall'istitituto per picchiarla, affermando di essere un membro del clan Spada e che nessuno poteva permettersi di sgridare suo figlio. A distanza di giorni, arriva oggi la notizia che la docente sarà trasferita. Una soluzione che farà certamente discutere.

La vicenda

Il caso risale allo scorso 8 maggio e si è verificato presso Istituto comprensivo Amendola-Guttuso di via dell'Idroscalo a Ostia (Roma). Colpevole di aver rimproverato un giovane studente che stava tormentando un altro ragazzino, la maestra era stata attesa fuori dalla scuola dalla madre dell'alunno, che l'aveva minacciata, insultata e poi presa a calci e pugni. Tutto questo perché la docente si era permessa di correggere un comportamento del minorenne, appartenente al clan Spada.

La vicenda ha avuto naturalmente grande impatto mediatico, tanto da ottenere all'attenzione del ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, che ha raggiunto la maestra per dimostrarle solidarietà. Traumatizzata dall'episodio, la docente non è più riuscita a presentarsi sul posto di lavoro. "Ho paura, sono terrorizzata. Non voglio essere lasciata sola", sono state la parole della donna, come riportato da Tgcom24. "Finché ci siamo noi, non deve aver paura. Lo Stato è più forte di qualsiasi mafia", avrebbe risposto Valditara.

Terrorizzata dalla possibilità di subire ritorsioni, l'insegnante non ha avuto il coraggio di denunciare. Dal momento che si tratta di un'aggressione contro un pubblico ufficiale, però, è stata comunque avviata un'inchiesta. Tanti gli insegnanti che si sono schierati intorno alla maestra, ma la paura rimane tanta. "Era una lite tra due bambini. Sono intervenuta solo per separarli. Li ho solo divisi. Mi sono limitata a quello", è quanto raccontato dalla vittima a Il Messaggero. Eppure tanto è bastato a scatenare le ire del clan Spada.

Il trasferimento

Oggi si discute sul trasferimento della docente. A quanto pare la donna aveva già presentato richiesta mesi prima. Per alcuni, però, si tratta di una sconfitta riportata dallo Stato. "'L'insegnante sarà trasferita in Abruzzo' ha titolato uno dei principali quotidiani della città. Come pensate che arrivi questo messaggio agli occhi delle mamme e dei papà che a Ostia si impegnano ogni giorno a spiegare ai loro figli la differenza tra giusto e sbagliato? Come suonerà nelle orecchie dei giovani alle prese con le prime scelte di vita? Cosa penseranno tutti gli insegnanti appassionati, scrupolosi e seri che ogni giorno si sostituiscono alle tante mancanze delle istituzioni e alle stesse famiglie? In un mondo normale ad andarsene non dovrebbe essere l'insegnante ma la signora Spada, dell'omonimo clan mafioso che da troppo tempo infanga il buon nome di Ostia. Allora sì che le istituzioni potrebbero camminare a testa alta", ha commentato su Facebook l'assessore Alessandro Onorato. "Uno Stato mite e quasi rassegnato si limita a prendere atto che chi ha fatto il proprio dovere andrà via, a cercare serenità lontano. E chi invece ha sbagliato rimarrà lì. Sicuramente, ora, più forte di prima. No. Lo Stato può e deve fare di meglio", ha aggiunto.

La vicenda è sicuramente molto dibattuta, e tanto farà ancora discutere. Dopo aver appreso la notizia, il ministro Valditara si è subito presentato dall'insegnante, annunciando forme di massima tutela nei confronti della donna.

Il trasferimento non sarebbe arrivato adesso: la maestra aveva presentato richiesta a marzo.

Nel frattempo le indagini sull'aggressione stanno andando avanti e la donna del clan Spada potrebbe presto essere indagata per violenza e minacce a pubblico ufficiale.

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