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"Era l'inferno". Il racconto choc della vittima della "Setta delle bestie"

Al processo di Novara a carico dei 28 adepti dell’associazione sta emergendo un quadro torbido e raccapricciante

"Era l'inferno". Il racconto choc della vittima della "Setta delle bestie"

Al termine di una lunga e complessa indagine della questura di Novara fu scoperta, tre anni fa, una brutale organizzazione criminale che aveva come scopo quello di ridurre in schiavitù sessuale una serie di vittime designate, soprattutto minori. Oggi, si sta svolgendo il processo a carico dei 28 adepti dell’associazione, denominata “Setta delle bestie”, e dai racconti di chi ha subito abusi e violenze emerge un quadro torbido e raccapricciante. L’incubo è finito quando una bambina ha avuto il coraggio di denunciare. Come riporta il Corriere della Sera, in udienza (a porte chiuse) ha detto: “Era l'inferno. Sono dovuta fuggire per non morire”. La donna, oggi 30enne, ha anche riconosciuto gli strumenti utilizzati per compiere le violenze.

La setta

Per gli inquirenti, che hanno indagato negli ultimi anni senza sosta, i soprusi andavano avanti dal 1990. A raccontare nei dettagli ciò che accadeva nel chiuso della cascina della campagna novarese a Cerano, ma anche in alcuni appartamenti al centro di Milano, è in particolare una giovane di 30 anni, a quei tempi solo una bambina. La “Setta delle bestie”, composta in prevalenza da donne, secondo i giudici sarebbe stata guidata dall’allora 77enne Gianni Maria Guidi, un erborista residente a Milano, morto recentemente in seguito a una lunga malattia. Era lui il gran maestro della setta, conosciuto da tutti con il nome di “pontefice”.

Le torture

Secondo l'inchiesta i minori, maschi e femmine, venivano stuprati, picchiati selvaggiamente, torturati e minacciati. I componenti della setta scattavano foto e giravano filmini utilizzati per soggiogare i bambini. Se avessero parlato quelle immagini sarebbero state spedite ai loro familiari. Tra i moventi c'è anche quello economico: gli inquirenti sono convinti che la setta approfittasse dello stato delle vittime per farsi consegnare ingenti somme di denaro e farsi intestare abitazioni.

Come avveniva il reclutamento delle vittime

Nella ricostruzione degli inquirenti, le vittime della “Setta delle bestie” spesso, dopo esser state stuprate, venivano appese al soffitto con degli anelli, con gli adepti liberi di praticare le torture più sadiche, come le bruciature con un ferro rovente nelle parti intime.

I bambini venivano reclutati grazie ai rapporti esistenti con le famiglie degli appartenenti alla setta. Le pratiche sessuali erano aberranti. I minori erano costretti anche ad accoppiarsi con animali e a mangiare carponi in ciotole poggiate a terra.

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