Di nuovo, un giornalista è finito nel mirino dei maranza. Questa volta è toccato a Federico De Ros, che lavora a Tv12 e la cui "colpa" è di aver documentato la situazione nell'area della stazione di Pordenone dove, a quanto emerso, si sono verificate intimidazioni e rapine - una anche con coltello - che hanno portato all'arresto di quattro giovani. "Federico De Ros, giornalista di merda, quando inizi a farti i cazzi tuoi? Spero tu muoia", le parole pronunciate su TikTok da, con tutta probabilità, un "collega" dei fermati.
Immediata la presa di posizione delle istituzioni e della politica. "Esprimo, a nome mio e del movimento della Lega Friuli Venezia Giulia, piena solidarietà al giornalista Federico Da Ros, oggetto di gravi minacce avvenute nel pordenonese per il solo fatto di aver svolto il proprio lavoro. In una democrazia matura non possono e non devono esistere intimidazioni o minacce nei confronti di chi fa informazione", ha scritto in una nota il senatore e segretario del distaccamento regionale del Carroccio Marco Dreosto. "Questi atti contro i giornalisti sono sempre inaccettabili e vanno condannate senza ambiguità. La libertà di stampa è un presidio fondamentale e va tutelata sempre. Ringrazio personalmente Federico, un giovane e brillante giornalista che svolge con professionalità un servizio di informazione che negli ultimi mesi ha permesso di avviare importanti indagini giudiziarie contro la criminalità".
"Chiediamo alle forze dell’ordine e alla giustizia il massimo impegno nella tutela degli organi d’informazione e di ogni singolo giornalista sottoposto a intollerabili minacce", il commento del segretario provinciale del Pd di Pordenone Fausto Tomasello. "Bisogna giunga chiaro a tutti il segnale che non si toccano né si minacciano i giornalisti, così come i sanitari e tutti gli operatori dei pubblici servizi. Siamo accanto a quanti con professionalità presidiano il territorio e lo raccontano nell’interesse della comunità pordenonese".
Dura reazione anche della Figec (Federazione italiana giornalismo editoria comunicazione), che ha sottolineato come "la libertà di stampa non può essere messa sotto scacco da chi pretende il silenzio attraverso la paura. Le minacce ai giornalisti sono un attacco al diritto dei cittadini a essere informati e devono essere perseguite con determinazione". La Federazione ha chiesto alle autorità di trattare questi episodi con la massima attenzione e di prevedere pene più severe per chi minaccia, aggredisce o tenta di intimidire i giornalisti nell’esercizio della professione, oltre a misure efficaci di tutela per le vittime".
Oltre a De Ros, bersaglio delle violenze dei
baby criminali è stata anche la giornalista Giulia Soligon, a cui alcuni ragazzini hanno cercato di rubare il telefonino con cui stava riprendendo ciò che stava accadendo sempre nella zona della stazione.