
Un'inchiesta condotta dalla Guardia di finanza ha portato al sequestro di oltre 20 milioni di euro all'università Unicusano Campus. L'indagine per violazione delle leggi tributarie ha portato a un sequestro preventivo di beni pari "all'imposta evasa derivante dal reato di dichiarazione fiscale infedele", si legge nel provvedimento della procura.
Le accuse
Secondo quanto contestato dalle Fiamme gialle e dai pm di Roma, vi sarebbe stata un'evasione di oltre 20 milioni di euro. I soldi dell'università degli Studi Niccolò Cusano sarebbero stati spesi principalmente in viaggi in aereo e auto di lusso.
"L'analisi dei bilanci di esercizio redatti dall'Università dal 2016 al 2020 e delle dichiarazioni Iva presentate dall'Ente per i medesimi periodi di imposta - si legge nelle carte - ha svelato come l'Unicusano svolge, oltre all'attività istituzionale, anche attività aventi natura squisitamente commerciale di puro investimento".
Varie le attività legate a Unicusano che vengono menzionate: ingrosso di profumi e commerci (Naturalia Sintesi srl), attività di mediazione immobiliare (New Sceal srl), attività calcistiche (Ternana calcio srl), servizi agli istituti di bellezza (Energy sun srl), imballaggio e confezionamento di alimenti (Cuochissimo srl), oltre che attività di trasporto aereo, la Cusano air srl.
Numerose, spiegano gli inquirenti, le imposte evase. Si andrebbe dai 2.358milioni di euro di Ires non dichiarata nel 2016 fino ai 5.963milioni nel 2020. Sarebbero molti anche i prelievi effettuati per viaggi in ogni parte del mondo e altri benefit.
Sotto la lente d'ingrandimento quattro principali figure. Il fondatore Stefano Bandecchi, l'ex presidente del consiglio di amministrazione Giovanni Puoti, il suo successore Stefano Ranucci e l'amministratore delegato Fabio Stefanelli. Gli indagati respingono le accuse, tuttavia, secondo l'aggiunto Stefano Pesci e il pm Valentina Margio, dai controlli sarebbe emerso "che l'ente è stato utilizzato come un bancomat dai propri amministratori, non destinando le proprie risorse all'esercizio dell'attività autorizzata".
L'inchiesta
L'inchiesta è partita a seguito di un "equivoco" riscontrato nella dichiarazione presentata presso l'anagrafe tributaria in cui l'università degli Studi Niccolò Cusano veniva qualificata come "ente pubblico non economico" e non commerciale, come invece appare nelle visure. Il gip Mara Mattioli dichiara che dai controlli effettuati dalla Guardia di finanza risulta che "tutte le predette società svolgono attività tipicamente commerciale".
Gli accertamenti condotti dalle Fiamme gialle avrebbero inoltre rivelato che i fondi dell'università venivano investiti nell'acquisto di beni mobili di lusso, estranei all'attività dell'ateneo. Si parla di una Rolls Royce Phantom da 550mila euro e di una Ferrari acquistata nello scorso 2020.
La replica di Unicusano
I vertici della Unicusano hanno fatto sapere, via nota ufficiale, che "gli organi apicali dell'Ateneo, come del resto tutti i dipendenti delle strutture amministrative, hanno costantemente informato il proprio operato alla scrupolosa applicazione della normativa vigente, con particolare riguardo non solo alla legislazione universitaria ma anche, ed in particolar modo, alla normativa fiscale, contabile e della sicurezza nei luoghi di lavoro".
Respinte al mittente, dunque, tutte le accuse. Nel comunicato viene inoltre precisato che le società menzionate costituite o partecipate da Unicusano sono soggetti autonomi, organismi distinti dall'università, e rispettano la normativa contabile e fiscale vigente.
La nota si chiude con la dichiarata intenzione di tutelare i diritti lesi "da quegli organi di stampa e
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