Cronaca nera

Delitto di via Poma, la rivelazione: "Se mi avessero interrogato 33 anni fa..."

Prima della diffusione della notizia dell'omicidio di Simonetta Cesaroni giunsero almeno due telefonate dal luogo del delitto, come rivelato dal Giuseppe Macinati a Tgcom24

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Almeno due telefonate giunsero a casa sua da via Poma ancor prima delle diffusione della notizia dell'omicidio di Simonetta Cesaroni.

A ricordare cosa accadde quel pomeriggio a Tgcom24 è Giuseppe, figlio di Mario Macinati, dipendente dell'avvocato Francesco Caracciolo di Sarno, a quei tempi presidente regionale degli Ostelli della Gioventù: proprio nella sede di via Carlo Poma 2 (Roma) fu rinvenuto il cadavere della giovane vittima, la quale solo da pochi giorni era stata assunta per ricoprire il ruolo di contabile presso quegli uffici. Il corpo della allora 20enne, uccisa con ben 29 coltellate, fu ufficialmente rinvenuto il 7 agosto del 1990 intorno alle 23.30 dalla sorella Paola, giunta in via Poma insieme al datore di lavoro della Cesaroni Salvatore Volponi, al figlio di quest'ultimo e al compagno della vittima.

Un delitto che risulta ancora irrisolto, e per il quale furono indagati ma poi prosciolti il portiere dello stabile Pietrino Vanacore, il giovane Federico Valle, il quale la sera dell'omicidio era presente in quell'ala dello stabile e l'ex fidanzato di Simonetta Raniero Busco.

Cosa ricorda di quel pomeriggio Giuseppe Macinati? "È passato tanto, troppo tempo. I ricordi sono ormai offuscati", spiega l'uomo, ma quelle telefonate non le può dimenticare. "Ho sempre pensato che a chiamare a casa mia, quel pomeriggio, fosse stata la polizia che aveva appena ritrovato il corpo. Invece, non era così", ricorda Macinati durante l'intervista concessa a Tgcom24.

Stando a quanto risultato da un'intercettazione riportata nella relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta incaricata di far luce sul caso di via Poma, alla madre del testimone sarebbe giunta una telefonata nel pomeriggio di quel 7 agosto: da essa si evincerebbe che il cadavere della vittima è stato rinvenuto parecchie ore prima del ritrovamento "ufficiale". "Premetto che io non ho anticipato niente", prosegue l'uomo. "Sono passati tanti anni, ho cercato di ricostruire pressappoco a che ora erano arrivate quelle telefonate, ma io non potevo sapere che erano avvenute prima della scoperta del corpo". "Per tanti anni", spiega il testimone, "ho pensato che gli inquirenti avevano chiamato a casa nostra dalla sede degli Ostelli della Gioventù per cercare il presidente Caracciolo, che ne era il responsabile". "Non sapevo che, invece, il corpo non era ancora stato scoperto dalla polizia. L'ho detto anche ai magistrati", ricorda.

Ma perché cercare l'avvocato Caracciolo proprio a casa della sua famiglia?. "Perché, quando veniva nella sua casa di campagna, lui voleva rilassarsi, per questo non aveva il telefono", precisa Macinati. "Per i casi di urgenze, lasciava il numero di casa nostra. Mio padre lavorava per lui".

Macinati ricorda che si trovava in casa quando arrivarono quelle telefonate, almeno due, nel pomeriggio del 7 agosto 1990, ma a rispondere fu la madre. A che ora, esattamente? "Ora è difficile dirlo, sono passati tantissimi anni", dichiara l'uomo."Io ricordo nel pomeriggio, intorno alle 17.30, e poi la seconda non più tardi delle 20.30, perché papà tornava a casa intorno alle 20.45", aggiunge,"sicuro hanno chiamato prima che trovassero il corpo". In quel momento, quindi, la notizia non era stata ancora diffusa."Solo il giorno dopo ho scoperto dai telegiornali che era stata uccisa una ragazza agli Ostelli. Ho pensato: 'Allora era per questo che chiamavano'".

Nessuna notizia, purtroppo, per quanto concerne il contenuto della telefonata, dato che a rispondere fu la madre, ma di certo si trattava di una voce maschile. In casa qualcuno ha mai parlato di quelle due telefonate? "No", replica Macinati, "anche perché alla fine di telefonate per l'avvocato Caracciolo ne arrivavano in continuazione. Chi chiamava per una cosa, chi per l'altra. Anche dagli Ostelli".

Nonostantehttps://www.ilgiornale.it/news/cronaca-nera/verit-stordita-tempo-vi-svelo-chi-ha-ucciso-simonetta-2112485.html, tuttavia, l'uomo non ritiene possibile che l'omicida fosse il datore di lavoro del padre. "Sono cresciuto sulle sue ginocchia, era una brava persona, vecchio stile, perbene, integerrimo sul lavoro", spiega il testimone al giornalista di Tgcom24."Era pure un po' nobile, aveva una educazione ferrea, rigida. Chi lo conosceva bene non ha mai pensato a tutte le cose scritte sui giornali l'anno scorso, e cioè che poteva essere stato lui a uccidere. Non credo che ne fosse capace", dice ancora. "A me dispiace tantissimo per la famiglia di questa ragazza. Se potessi, farei di tutto per aiutare. Però, è passato tantissimo tempo, uno non può ricordarsi bene le cose dopo tutti questi anni.

Forse, se me lo avessero chiesto prima, nell'imminenza dei fatti, l'assassino non sarebbe libero", conclude Macinati.

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