Adesso Schettino versa lacrime di coccodrillo

Schettino scoppia a piangere in Aula: "Quel giorno sono morto anch'io". Poi svela: "Non volevo esibire il mio dolore"

Adesso Schettino versa lacrime di coccodrillo

Conto alla rovescia per Francesco Schettino. Il verdetto del tribunale di Grosseto si sta avvicinando, ormai è questione di ore. La procura non ha cambiato di una virgola la sua impostazione. I pm hanno ribadito la stessa richiesta: 26 anni e tre mesi di carcere, più l’arresto immediato perché temono che fugga all'estero. In Aula c'è anche il capitano, sotto accusa per la morte delle 32 persone che viaggiavano sulla Costa Concordia. Versa lacrime di coccodrillo. E dice: "Quel giorno, il 13 gennaio 2012, sono morto anch'io...".

"La peggiore vittima di questa vicenda è quel signore che io difendo, Francesco Schettino, a cui si vuole infliggere un pena che sembra un ergastolo, perché questo è stato praticamente chiesto per quest’uomo". L'avvocato Domenico Pepe, che al processo sulla tragedia della Costa Concordia difende Schettino, ha concluso con queste parole la difesa. "È possibile che non ci si renda conto che costui in questi tre anni ha subito di tutto, ha sofferto come nessun altro mortale - dice il legale - èstato mortificato, dileggiato, offeso, ingiuriato in udienza, perseguitato dalla stampa e dalle forze dell’ordine". La sentenza è attesa per questa sera, al più tardi per domani mattina. In Aula, oggi, è venuto anche Schettino. Ha parlato e si laasciato andare alle lacrime. "Sono stato accusato di mancanza di sensibilità per le vittime - ha detto - cospargersi il capo di cenere è un modo per esibire i propri sentimenti. Una scelta che non ho fatto. Il dolore non va esibito per strumentalizzarlo".

Schettino ha iniziato a parlare di "momenti di dolore che ho condiviso coi naufraghi a casa mia",

ma pronunciando queste parole si è messo a piangere. Quindi ha aggiunto: "Non volevo questo". E ha interrotto l'intervento facendo calare sul Teatro Moderno di Grosseto un silenzio straziante.

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