Cronache

Alcoa, gli operai in piazza a Roma. In mattinata il vertice

Slitta al 1° novembre la procedura di spegnimento dell’impianto. 500 operai nella Capitale. Tafferugli sotto il ministero dello Sviluppo. Contestato Fassina del Pd

Stefano Fassina (Pd) aggredito dai manifestanti
Stefano Fassina (Pd) aggredito dai manifestanti

La protesta degli operai dell'Alcoa, che da giorni chiedono di conoscere quale futuro attende la società, si sposta a Roma. Oltre 550 operai sono arrivati dalla Sardegna, per manifestare davanti al ministero dello Sviluppo Economico, dove si terrà l'incontro considerato definitivo per le sorti dell'Alcoa.

350 persone sono partite ieri sera da Olbia in traghetto, mentre altri 100 sono arrivate nella Capitale da Cagliari, in nave e aereo. Un centinaio di persone sono partite soltanto in mattinata per garantire la normale rotazione dei turni nello stabilimento di Portovesme.

In piazza anche i tre operai che per giorni sono rimasti su un silos in segno di protesta. Ad accompagnare la manifestazione 23 sindaci del Sulcis-Iglesiente. Un corteo autorizzato partirà in tarda mattinata. Il vertice che deciderà per lo stabilimento siderurgico prenderà il via alle dodici.

Il centro della città è stato blindato in vista del corteo. Polemiche sulla sicurezza del corteo. Gli operai contestano la presenza delle "forze di sicurezza", sostenendo di essere in grado di occuparsi del servizio d'ordine. E aggiungono: "Non vorremmo che a qualcuno venisse in mente di fare strani scherzi". La Questura teme incidenti dovuti all'infiltrazione di frange estreme tra i manifestanti.

Tafferugli e bombe carta: 20 agenti feriti

Il corteo di operai, giunto all'altezza di via Bissolati, ha tentato di deviare la manifestazione verso largo di S. Susanna, incontrando la resistenza degli agenti. In testa al corteo il cordone di sicurezza dei lavoratori, che indossa gilet con la scritta "servizio d'ordine ex Alcoa". Dai manifestanti sono state lanciate alcune bombe carta contro i blindati e gli agenti.

Bombe carta sono esplose anche sotto il ministero dello Sviluppo. Un petardo ha attraversato il cancello. Nel tentativo di schivare una bomba, un operaio è stato ferito. Negli scontri sono rimasti feriti pure quattordici agenti. In attesa dell'incontro i manifestanti hanno diposta davanti all'ingresso del dicastero di via Molise delle minilamine di alluminio, campioncini da analisi della Alcoa. Il lancio di bulloni di alluminio ha provocato poi una carica di alleggerimento da parte della polizia, che già era stata costretta a rafforzare il cordone. Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, è stato pesantemente contestato dai lavoratori. Bersaglio di insulti, ha lasciato in fretta la zona, per non rischiare un aggressione. Alla fine il bilancio parla di una ventina di feriti, di cui 14 sono agenti di polizia e 6 sono manifestanti.

Trattativa con Klesh

L'Alcoa sarebbe disponibile ad aprire un negoziato con la Klesh. Il gruppo svizzero è l'unico ad avere finora manifestato interesse per gli impianti sardi.

Spiraglio dal vertice

Intanto, uno spiraglio arriva dal vertice di Roma. Slitta al primo novembre la procedura di spegnimento dell’impianto Alcoa di Portovesme. Lo comunica l’azienda al termine dell’incontro al ministero dello Sviluppo economico, sottolineando in una nota che l’impianto sarà "definitivamente chiuso entro il 30 novembre". Nel comunicato, Alcoa afferma che la fabbrica sarda sarà comunque mantenuta in "condizioni tali da poter essere riavviata da un altro operatore per un anno". Inoltre, conferma che "continuerà a essere disponibile a discutere la vendita della fabbrica" ma aggiunge che "finora non ha ricevuto alcuna manifestazione di interesse percorribile o differente rispetto a quelle considerate durante l’intero processo di vendita".

La nota prosegue affermando che "è essenziale che il processo di spegnimento sia condotto in modo ordinato e tempestivo" per "mantenere le operazioni sotto controllo e garantire la sicurezza dei dipendenti, della comunità locale e dell’ambiente".

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